Addio a Fusco

Fusco non resterà a Verona come direttore sportivo ma resterà una persona che, come pochissime altre, ha fatto il bene di questa società e resterà una delle persone con cui posso dire di avere un rapporto vero in questo mondo fatto di “furbetti” che ho anche conosciuto da vicino”.

Con queste parole il presidente Setti saluta Filippo Fusco, il diesse che ha riportato il Verona in Serie A, ma che soprattutto ha sistemato tantissimi conti della società.

Fusco ha costruito una squadra di B al risparmio più totale, vendendo il vendibile, non usufruendo del tesoretto della caduta che è stato tutto utilizzato per sanare debiti passati, acquistando giocatori a prezzo molto basso e facendo ricorso a calciatori legati al suo passato come Bessa, Troianiello e Zuculini. Ha mantenuto i rapporti con società amiche, tra tutte il Bologna, e ne ha costruiti di nuovi, in particolare con squadre di categorie inferiori. Un soldatino della società che ha sempre lavorato con ciò che gli veniva messo a disposizione (poco), cercando di ottenere risultato sportivo e magari anche economico.

Sul primo anno di gestione del Verona gli si può imputare poco: bilanci sani e Serie A ottenuta, con affanno, ma ottenuta. Nel secondo anno si sono invece incrinati i rapporti con la città di Verona: alcuni contratti rinnovati per errore (Souprayen su tutti), squadra costruita senza grandi idee, troppo giovane e inesperta per la categoria, cattive gestioni di Pazzini (idolo del pubblico), ma anche dei casi Cassano, Gomez, Albertazzi, Bessa e, di recente, degli esclusi di gennaio. Senza dimenticare la fiducia incondizionata ad un allenatore non amato dalla piazza.

Fusco a fine stagione se ne andrà tra i fischi e le polemiche. Se il presidente, a detta sua, perde un personaggio di massima fiducia e collaborazione, i tifosi perdono un diesse mai piaciuto, sempre contestato e mai apprezzato. E in più se il Verona dovesse retrocedere, si dirà anche che abbandona la barca che affonda.

Cosa lascia Fusco? Pochi contratti (e questo nel calcio moderno è molto importante), pochi contratti pesanti (grazie ad una campagna di cessioni che non ha lasciato spazio a molta gratitudine e generosità), tanti giovani di proprietà da valorizzare e bilanci più sani che mai. Forse lascerà anche il Verona in Serie B ma, se così fosse, lo abbandonerebbe laddove l’aveva trovato, con qualche problema in meno e qualche soldo in più.

D.Con.

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