Quando il Pordoi è lì a pochi chilometri ma non vedi la vetta. Sai di avere ancora fiato e gamba, ma l’arrivo sembra comunque lontano. E girandoti, ti accorgi che dietro arriva l’inseguitore. Ad ogni tornante sembra che sia sempre più vicino. E la fatica diventa paura, le gambe tremano, nei suoi occhi vedi voglia, impegno, fuoco. Nei tuoi c’è solo il timore di finirgli dietro e buttare via una stagione di allenamenti e duro lavoro a poco dal traguardo.
Quando invece il Pordoi è un sogno. E tutti ti dicono che non taglierai mai quel traguardo, ma ti ritrovi a pochi chilometri dall’arrivo con i fuggitivi a poche centinaia di metri. Li vedi, sai che ti temono e allora sale l’adrenalina. Ad ogni tornante guadagni qualche metro. Loro davanti non collaborano, si ostacolano a vicenda, rallentano. Tu hai entusiasmo e arrivi di slancio e sai che se li prendi, te la puoi giocare in volata. La loro bici sarà più bella, i corridori più esperti e il loro team più ricco, con marchi storici del ciclismo come Mapei. Ma tu hai il pubblico dalla tua parte, il coraggio del giovane che vuole far carriera e quel fuoco dentro che a loro adesso manca.
Manca poco e la strada rimane in salita. Il Pordoi chiama, ma il sogno della grande impresa rimane. Impresa che avrebbe il sapore del miracolo.
Damiano Conati