L’imperativo in casa Hellas Verona è mantenere l’equilibrio economico, per non ripetere errori fatti in passato e garantire un futuro stabile al club.
Le dichiarazioni di Francesco Barresi, direttore operativo del club gialloblù, rilasciate al Corriere di Verona :
“In passato sono stati commessi degli errori, ora vogliamo che il Verona sia sano. La proprietà non ha intenzione di trovarsi a fronteggiare situazioni critiche come quella che si è verificata dopo tre stagioni di A, con la squadra retrocessa e con l’incombenza dei 13 milioni di anticipo sul paracadute richiesti in lega per assestare i conti.
Non ci dovranno essere buchi di bilancio causati da scelte poco occultate.
Il Verona non è esposto con le banche, sono state sistemate le pendenze ed effettuati tagli su molte voci. Un lavoro che non è ancora concluso.
Faccio un esempio: il costo delle provvigioni per i procuratori è stato ridotto del 50 per cento.
L’Hellas è una realtà con 150 tra dipendenti e collaboratori, escludendo i tesserati, che sono 90. Dipendenti a cui viene pagato regolarmente lo stipendio ogni 5 del mese.
La sola cauzione del Bentegodi, escludendo il canone d’affitto, costa un milione di euro.
La permanenza in Serie A ci consentirebbe di consolidarci, di scavalcare l’oggi per programmare più a lungo termine.
L’obiettivo è questo: che l’Hellas arrivi ad autogestirsi. Dobbiamo dire le cose come stanno: è sbagliato vendere sogni. Bisogna pensare a ogni evenienza. Abbiamo costruito un “nostro” paracadute, perché il calcio è fatto d’imprevisti che non possono essere ignorati.
Il Verona andava messo in sicurezza. Non possiamo compiere salti nel vuoto, altrimenti c’è il pericolo concreto di finire a gambe all’aria. La salvezza è una garanzia di crescita: allargherebbe la nostra visione, spingendola verso il domani e il dopodomani.
Come ha detto il nostro ds, Filippo Fusco, Setti non è Berlusconi e neppure Moratti, ma non riceve compensi per la sua carica di presidente e non ha mai distribuito un dividendo da quando è all’Hellas. In questi anni ha coperto un aumento di capitale con 5 milioni di euro. Il Verona non è una public company: il suo futuro non prescinde da una gestione accorta».