Benetti: “Il 5-3 ci stava tutto”

Lui non le manda mai a dire, com’era in campo. Fermo e deciso, da vecchio baluardo di un calcio che non ritrova più. Romeo Benetti è carico, anche se non è la sua vigilia. Verona-Milan è stata però a lungo roba anche sua, a partire da quel 20 maggio di 41 anni fa e ad un 5-3 che ancora riecheggia beffardo nella mente di tanti milanisti. Diretto lui, come in una delle sue tante entrate da irriducibile mediano.

Benetti, che Verona-Milan sarà?

«Non facile per nessuna delle due, ma se dovessi far pendere la bilancia da una parte direi che ad essere più preoccupato dovrebbe essere il Milan. Non è magari il Verona la squadra favorita, ma neanche quella sfavorita. Questo è sicuro».

Perché il Milan va troppo a sprazzi?

«Anche, ma soprattutto perché il Verona è una squadra tosta e organizzata così come richiede la Serie A. Mi piace l’Hellas, in questo momento Mandorlini ha basi belle concrete ed Inzaghi ancora no».

Ai suoi tempi un allenatore senza gavetta sarebbe arrivato subito così in alto? Dalla Primavera al Milan…

«È una questione di proprietà, non di epoche diverse. Berlusconi ha deciso così, ha imposto Inzaghi. E se lui decide si fa come dice lui. Ha puntato su Capello e su Sacchi scommettendo su due figure che non erano allenatori già affermati. E lo stesso discorso vale per Inzaghi».

La partita delle panchine quindi la vince Mandorlini?

«Il parallelo fra i due non ci sta, hanno estrazioni troppo diverse. Mandorlini ha fatto la gavetta, ha già gestito una squadra e sa cosa vuol dire. Inzaghi questo deve ancora dimostrarlo».

Lei scommetterebbe su quale risultato?

«Non scommetto io, non l’ho mai fatto. Mi auguro solo sia una bella partita di calcio. Ce n’è bisogno, soprattutto in questo periodo. I tifosi devono riconciliarsi con lo sport, troppe polemiche negli ultimi tempi. Serve una maggiore accettazione del risultato, altrimenti non si va da nessuna parte. Il mio era un calcio diverso, non so se si sarebbe mai arrivati però a questi livelli. Di certo allora c’erano meno interessi, una volta eravamo più bravi a vivere il momento senza pensare troppo al resto».

A quel Verona-Milan 5-3 ci ripensa mai?

«Troppo romanzata quella partita. Ne ho lette e sentite di tutti i colori. La verità è che dopo un quarto d’ora il Milan poteva essere in vantaggio di tre gol, la verità è che il Milan non sottovalutò quella partita né tantomeno il Verona. Partimmo benissimo, ma fummo molto sfortunati. Quel risultato fu anche e soprattutto figlio delle circostanze».

Sean Sogliano quanto ha preso da suo papà Riccardo?

«Non conosco il figlio, di certo il padre è sempre stato un volitivo. Non aveva grandissime qualità tecniche ma aveva dalla sua un carattere tale da condizionare anche tutti i suoi compagni, dall’alto della sua grandissima personalità. Era un compagno di squadra ideale».

Mandorlini che allenatore le ricorda?

«Non deve assomigliare a nessuno, ma questo lo sa bene Mandorlini. Se vuoi diventare qualcuno non devi copiare nessuno, ma solo affidarti alle tue conoscenze ed al tuo bagaglio di esperienze. Proprio quello che Mandorlini sta facendo. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti».

Sorpreso dall’inizio dell’Hellas?

«Guardi, in un certo senso il Verona sarà sempre una sorpresa. Lo è stato l’anno scorso, lo è stato anche quest’anno seppur con un anno importante alle spalle. Sarà sempre così, almeno fin quando la società non si sarà consolidata a certi livelli. La strada però mi sembra quella giusta».

È già da Europa il Verona?

«Non lo so. E certo non sarà la partita col Milan a dare risposte più o meno definitive in questo senso. Io me lo auguro, da veronese anche se solo nella nascita. Sarebbe un grande orgoglio per la società ma soprattutto per una città che ha sempre vissuto di calcio. Quello più vero e appassionato».

Fonte: L’Arena

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