Bologna, l’Europa, Pecchia e il bandolo della matassa

Sfogliando i giornali di Bologna, si parla di Europa League. Donadoni rilascia dichiarazioni in cui ammette che è giusto sognare la qualificazione alla competizione continentale. Saputo promette già eventuali colpi, come il ritorno di Dzemaili, in previsione di un clamoroso possibile accesso alla vecchia Coppa Uefa.

Tutto questo mormorio fa riflettere. Il Bologna ha avuto un buon inizio di campionato, dove ha valorizzato alcuni giovani molto interessanti, ma dove comunque non ha mai brillato nel gioco. Poi ha inanellato quattro sconfitte consecutive, di cui una in casa con il piccolo Crotone. È arrivato a Verona e ha offerto una prestazione ai limiti della decenza, mettendo in mostra due centrali difensivi, Helander e Gonzalez, tra i peggiori visti finora al Bentegodi. È vero, il Bologna ha portato a casa 3 punti dalla trasferta veronese, ma dovuti molto più alla fragilità e alle carenze dell’Hellas che per effettivi meriti.

Insomma il Bologna è una squadra che per 13 giornate, prima della vittoria roboante con l’ottima Samp, ha faticato, non ha offerto un bel gioco, ma ha dimostrato concretezza e solidità. E adesso si parla addirittura di Europa League.

D’altronde è questo il livello del campionato italiano. Il “non-gioco” dell’Inter non è nemmeno paragonabile alla meravigliosa macchina costruita da Sarri a Napoli o alla perfetta e consolidata struttura juventina, eppure i nerazzurri di Spalletti sono lassù e parlano ogni giorno di sogni Scudetto.

Solidità, concretezza, corsa, cinismo. Il bel gioco e i complimenti di un Guardiola qualsiasi non contano nulla se non arrivano i risultati.

Pecchia, dopo i proclami della stagione scorsa, un’annata a cercare il gioco piacevole, un’estate a ricordare che non avrebbe mai snaturato il suo credo tattico fatto di tanto possesso palla, sembra aver finalmente trovato la quadratura del cerchio. Contro Sassuolo e Chievo ha messo in campo una squadra tutta corsa ed impegno, capace di pressare alta e di difendersi con un po’ di solidità e in grado di ripartire veloce in contropiede con una banda di attaccanti piccoli, veloci e tecnici.

Non è di sicuro un bel gioco, ma è concreto. E se verranno limati alcuni errori dovuti a disattenzioni o a peccati caratteriali di gioventù, questo Verona può sognare, magari non l’Europa, a cui a questo punto può ambire il Bologna, ma una salvezza più che tranquilla.

D.Con.

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