Contro l’Inter, quattro anni con Mandorlini

Quattro anni di Mandorlini. Domenica a San Siro, proprio nella sua prima casa. Proprio contro la sua Inter, dove ha vinto uno scudetto con Giovanni Trapattoni, una supercoppa italiana ed una Coppa Uefa vicino ai vari Zenga, Bergomi, Brehme, Matthaus e Klinsmann. Cinque anni fa la storia a Verona era molto diversa dalla Milano nerazzurra di allora, ma il percorso era destinato a cambiare in fretta. Anche se in pochi ormai ci credevano veramente. Mandorlini aveva la fame giusta ed il curriculum di uno che in Prima Divisione non può capitarci nemmeno pagandolo oro. Eppure non ci vollero i soldi per convincerlo, bastava dargli una molla. Quella giusta. Era il 9 novembre. «È una bestemmia calcistica vedere il Verona in C1, in questa categoria non avrei accettato nessun’altra società se non l’Hellas», disse Mandorlini il giorno della presentazione, reduce dal triplete al Cluj dove aveva vinto tutto prima che venisse messo alla porta chissà perché senza poter giocare quella Champions che si era meritato come nessuno. Mandorlini esordì a Ferrara, a casa della Spal, terra che ha cresciuto Pierluigi Gollini, suo portiere col Genoa e la Roma, uno dei tanti giovani destinati a crescere con la sua mano. Come Jorginho, come tanti altri. Il Verona pareggiò 1-1, ma dieci giorni di allenamenti bastarono per far capire a tutti che su quella panchina si era seduto una persona davvero speciale.
ALL’ULTIMO RESPIRO. Mandorlini festeggiò il primo anno del suo nuovo matrimonio vincendo. Due a uno al Crotone il 13 novembre 2011, col primo gol in B di Mimmo Maietta in pieno recupero, il quarto di otto successi di fila e di una serie che si interruppe solo con lo 0-0 di Varese. Col Crotone quel giorno erano titolari Hallfredsson, Tachtisidis, Rafael e Gomez, quattro da cui ancora oggi Mandorlini non si separerebbe mai. Due giorni prima l’Hellas si era preso tre punti a Bari con una testata di Matteo Abbate nel finale. A fine campionato proprio il Varese, costruito in passato dalle mani di Sean Sogliano, avrebbe stroncato ai playoff il sogno della doppia promozione di fila.
ALTRO SORRISO. Anche il secondo brindisi gialloblù di Mandorlini fu di quelli da ricordare. Il Verona, che aveva vinto una battaglia durissima sette giorni prima al Bentegodi col Sassuolo col guizzo del solito Gomez, il 10 novembre 2012 si presentò in casa della Ternana in debito d’ossigeno. «Non siamo stati brillanti, ma me l’aspettavo», disse Mandorlini alla fine, dopo una vittoria firmata dai gol di Cacia e Martinho che misero il sigillo su un inizio straordinario, fatto di 31 punti nelle prime 14 giornate prima dell’1-1 al Bentegodi col Cesena la settimana dopo. E a fine stagione arrivò la meritatissima promozione, la seconda firmata Andrea Mandorlini in meno di tre campionati.
GRIFONE GALEOTTO. In Serie A la musica restò a lungo dolcissima, il Verona si prese 20 punti nelle prime 10 giornate proseguendo la striscia all’undicesima battendo 2-1 il Cagliari il 3 novembre coi gol di Toni e Jankovic ma costretto a fermarsi sette giorni più tardi, il giorno dopo il terzo compleanno di Mandorlini con l’Hellas. Segnarono Portanova e Kucka, punendo due disattenzioni di una lunga serie che a fine campionato fece del Verona la terza peggior difesa dopo quelle di Livorno e Sassuolo. Tanta rabbia alla fine, quella di Marassi non pareva una contesa impossibile.
INTER NEL DESTINO. La quarta candelina Mandorlini la spegnerà domenica sera al Meazza, senza dover festeggiare qualche giorno prima o un paio di giorni dopo. Dal 9 novembre 2010 al 9 novembre 2014. Da un anonimo pomeriggio nella vecchia sede di via Torricelli per la firma di un biennale ad una serata piena di luci in quella che per anni è stata la sua dimora, a fianco di campioni, fuoriclasse e grandi maestri. Di sicuro la sua Inter era molto meglio di questa.

Fonte: L’Arena

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