Controcorrente. Un anno dopo

di Damiano Conati

21 marzo 2017. Ritorno al futuro.
Equinozio di primavera. Se ripenso ad un anno fa rivedo Verona-Carpi 1-2 e ricordo con dolore il mio Hellas ultimo. Ultimo dalla terza giornata di campionato. Era giusto retrocedere perché è stata una stagione orribile. Giusto criticare, giusto contestare. Perché almeno l’onore e la maglia andavano onorati un po’ di più.
Oggi rileggo tutto da capolista della Serie B. Ascolto gli stessi tifosi, che un anno fa insultavamo la società, incensare Bigon e Setti e capisco solo adesso cos’è accaduto l’anno scorso in Serie A.

Capisco che la società aveva davvero costruito una buona squadra, adatta alla salvezza. Mi accorgo solo oggi che gli infortuni hanno in realtà condizionato troppo l’inizio di quel campionato. Solo oggi mi rendo conto che se devi vincere per forza, non è mai semplice e che i pareggetti orribili che fanno molte squadre di A da gennaio in poi sono effettivamente punti importantissimi per la classifica. Mi ci è voluto un anno per capire che quel Verona poteva davvero restare in A e che la società in realtà non aveva molte colpe. Ma col senno di poi è facile dare giudizi: la squadra era da salvezza tranquilla ma troppi infortuni fino a dicembre l’hanno portata eccessivamente in basso. Troppo difficile giocare con l’obbligo di vincere. Troppo complicato avere la pressione di essere sul punto di retrocedere. Soprattutto per una squadra mediocre. Quel Verona non ce l’ha fatta a risollevarsi. Peccato, ma oggi, ripensandoci, non trovo grossi colpevoli.

Ora è il 21 marzo 2017. Un anno dopo. Ringrazio Setti per aver confermato le parole della vigilia ed aver costruito un signor Verona. Se ne fosse andato, nessun imprenditore veronese avrebbe investito nell’Hellas e saremmo sull’orlo del baratro. Sono felice che Delneri se ne sia andato a giugno scorso. Buon tecnico senza dubbio, ma per la categoria serviva un vincente e uno che conoscesse questo campionato bene. Sono contento che Mandorlini sia a Udine e che abbia portato con sé Pazzini (due contratti in meno da pagare). Mi sono piaciute le scelte di Bigon in sede di mercato. D’altronde solo adesso capisco che la società già a gennaio aveva iniziato a lavorare sia per una possibile salvezza (giocatori sulla carta buoni, come Marrone, Rebic, Gilberto e Samir) sia per un’eventuale retrocessione (tanti prestiti per avere una rosa più leggera e più possibilità di acquisto in estate). Infatti a luglio sono arrivati giocatori che conoscono la B a memoria ed è stato confermato il gruppo che solo adesso, un anno dopo, so che avrebbe fatto bene anche in A, ma con condizioni diverse. Sono contento per la plusvalenza di Ionita, andato a Napoli, dove però gioca poco, e che Toni ci sia ancora. Ed è bello vedere una società puntare su giovani come Helander, Fares, Gollini, Torregrossa e Zaccagni. Sono loro il futuro del Verona.

Adesso torniamo meritatamente in A dove speriamo di avere più fortuna della maledetta stagione scorsa, sicuramente una delle più tragiche che abbiamo mai vissuto. E speriamo che l’esperienza ci serva da lezione. Lo vedremo tra un anno…
Nota a margine. Solo oggi mi rendo conto che Marquez, Halfredsson, Sala e Gardini fecero bene un anno fa ad andarsene. Le opportunità lavorative vanno colte al volo e nel calcio non c’è spazio per i romanticismi. Bravi loro a non perdere dei treni che non passano sempre nella vita. E brava la società a lasciarli partire rimpiazzandoli con persone, che con il famoso senno di poi si sono rivelate persino migliori.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

*