Controcorrente

di Gianni Tomelleri


Quando ti trovi in una sorta di limbo a due passi dal baratro infernale, come il nostro amato Hellas, è difficile capire chi sia maggiormente responsabile. La voce dei tifosi ormai è scatenata in un continuo tiro al piccione “Mandorlini testone”, “Setti Settorello”, “Sala maledetta la volta che non ti abbiamo impacchettato” … e chi più ne ha più ne metta.
Cionondimeno, diamo uno sguardo a come si è mossa la società gialloblu dalla primavera scorsa a questa parte e proviamo a trarne un’analisi.
Con i contratti in scadenza di tutti i personaggi chiave del Verona dell’era Setti, cioè Gardini, Sogliano e Mandorlini, il presidente ha ritenuto di rinnovarne due su tre: il plenipotenziario Gardini è stato confermato in forza del suo importante ascendente presso lega, federazione e società concorrenti.
Tra Sogliano e Mandorlini si è compiuta una precisa scelta di campo: c’è bisogno di fare una rosa più compatta, di non spendere centinaia di migliaia di euro in stipendi di giocatori che non vedranno mai il campo, di far crescere qualche giovane del vivaio. Perciò si è salutato Sogliano che aveva riempito lo spogliatoio di carneadi e si sono dati a Mandorlini due anni di contratto ed alcune linee guida ben precise, imponendo un rinnovo dello staff.
Il ruolo di direttore sportivo è stato affidato a Riccardo Bigon, che in terra partenopea, agevolato dai soldi di De Laurentis e dal carisma di Benitez negli ultimi anni non aveva fatto male.
Facciamo un salto avanti nel tempo e torniamo alla triste realtà odierna.
Il piano sembra andato alla malora senza nemmeno passare dal via. I due colpi di mercato di Bigon, Pazzini e Viviani, si sono rivelati ad oggi insufficienti e fragili. Gli unici acquisti dignitosi sembrano Helander e Souprayen, pur con più di qualche riserva. Atri giocatori giovani da sviluppare e valorizzare sono tuttora sconosciuti al pubblico del Bentegodi.
L’errore principale della dirigenza è stato probabilmente dare ascolto a buona parte dei tifosi e confermare il tecnico romagnolo per affidargli un compito che non è in grado di svolgere: in cinque anni, coronati da eccellenti risultati, non ha saputo valorizzare un solo giovane, ad eccezione degli irrinunciabili Jorginho ed Iturbe. Tre direttori sportivi hanno provato a mettere del loro nella composizione dell’organico, ma quel che non è calzato a pennello all’impostazione monolitica del testardo ravennate è stato privo di incidenza. E ci riferiamo a giocatori non privi di talento quali Bojinov, Sgrigna (per la serie B), Nico Lopez, Saviola, Pazzini. Il gol segnato ieri dall’ottimo Donsah è una sorta di sigillo: in serie A, a salvezza ampiamente acquisita uno dei migliori acquisti di Sogliano non fu provato solo in un paio di casi di estrema necessità. Oggi è titolare di una diretta concorrente per la salvezza e ha contribuito a farci neri.
In queste settimane il presidente Setti è stato accusato di immobilismo, di assenteismo, di mancanza di prontezza nell’intervento. Al di là di quel che succederà – o non succederà – nelle prossime ore, non mi trovo d’accordo: un’azienda, perché di questo stiamo parlando, ha bisogno di essere diretta con accortezza e prudenza, deve dare tutte le possibilità di lavoro ai suoi uomini, se ritenuti di qualche valore, a maggior ragione se incaricati di gestire persone, non bulloni. Oggi la situazione è drammatica. Ma un cambio repentino raramente è una buona soluzione. Così come raramente è una buona idea dare ascolto alla pancia dei tifosi o dei giornalisti di essa maggiormente forniti.

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