Sconfitta a parte, sono gli equivoci che spaventano il tifoso gialloblù. Il primo: gli equilibri, tanto cari al mister, non si vedono e la difesa colabrodo preoccupa. Secondo: la scossa del Presidente dopo il 6 a 1 di coppa non ha sortito alcun effetto. I giocatori non aumentano la cattiveria agonistica e non dimostrano quella mentalità vincente tanto invocata. Terzo: la squadra è perennemente falcidiata da infortuni e la condizione di chi va in campo sembra poco adatta a reggere tutti i 90′. Certo, le continue ricadute dei giocatori più rappresentativi, Sala e Obbadi su tutti, non aiutano a mettere ordine, ma così proseguendo saremo condannati ad un girone di ritorno di lacrime, sudore e sangue. Le vittorie con Parma e Atalanta paiono più figlie di estemporanee prestazioni altisonanti di singoli che di un gioco di squadra armonioso. Contro il Torino la sconfitta per 1 – 3 poteva essere ancora più pesante: in molte occasioni il Verona si è trovato in affanno a difendere in due contro tre. Ma la maggiore preoccupazione è rappresentata da un pensiero che continua a frullarmi nella testa: da sette giorni continuo a ripensare alle parole di Moras al termine della sconfitta palermitana. Intervistato in mixed zone del “Barbera”, il greco aveva dichiarato: “è il momento che tutti noi si giochi di squadra e si lascino perdere gli idividualismi”. Segnali che qualcosa non va nello spogliatoio? Questo è il sospetto che mi angoscia laddove non vorrei che molti dei problemi dell’Hellas derivassero da un insieme di giocatori forti singolarmente ma che non riescono a fare squadra. L’augurio è che il Verona mi smentisca già dal prossimo turno incasellando le mie paure solo come farneticanti elucubrazioni.
Michele Coratto