Il mercatino dell’usato

Tessera a punti con celline adesive, ogni 30 Euro di spesa in omaggio coppia di cagnolini in peluche beige maculati, con le testine snodate, da posizionare sulla cappelliera del baule nella 127 o della X5.

Adesivi magnetici finto legno, da cruscotto, con foto di San Cristoforo e l’immagine ridotta della famiglia e incisione in bassorilievo ” vai piano, pensa a noi”.

Porta ombrelli con attaccapanni da ingresso in plasticone serbo croato e tappeto d’ingresso in cocco sliso ed inciso

“salve!”

Il mercatino dell’usato propone e dispone, imbelletta il vecchio rugoso ed artritico trasformandolo in Bolle invecchiato, ridicolizzando la vera necessità e le pulsazioni istintive dei compratori illudendo razionalità dell’utile.

Un oggetto cult anche se inservibile sostituisce la certezza di avere almeno un rotolo di carta igienica di scorta in caso di diarrea fulminante.

Un soprammobile anche se incollato con il bostik giallo sbavato supera l’imbarazzo di dove posizionarlo.

La credenza piena di bomboniere dei parenti si intasa di altri oggetti che saranno rivenduti nello stesso mercatino a prezzo imposto.

Il sale pepe di sughero della Costa Smeralda, fatto a Pozzuoli, sublima se’ stesso anche in presenza di ulcera perforata o emorroidi interne.

Si compra e si vende.

Chi ci guadagna è sempre il negozio, che si ingrandisce fino a poi cedere l’attività ai primi incauti indiani di turno.

Commercio.

mass.recc.

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