di Federico Messini
“Non c’è più niente da esprimere, eppure bisogna dirlo”.
Cosa c’entra questo aforisma di Samuel Becketth, padre del Teatro dell’assurdo, con l’Hellas Verona? In questa stagione costellata di eventi funesti, decine di infortuni, proclami fuori tempo, “scelte tecniche” misteriose, dirigenti che “fuggono” a metà campionato, vani sogni di rincorsa e angherie arbitrali a ripetizione, con tre sole vittorie all’attivo e una serie infinita di prestazioni poco dignitose, verrebbe voglia di staccare la spina e rimanere in silenzio. Resta un fatto però: la squadra di Delneri è incredibilmente ancora in corsa per la salvezza a sei giornate dalla fine. Se si volge lo sguardo alle dirette concorrenti troviamo Carpi e Frosinone che non si allontanano e un Palermo candidato al premio “autolesionismo demenziale 2016” che sembra far di tutto per non mantenere la categoria. Se non è Teatro dell’assurdo questo poco ci manca. Perché non candidarsi all’oscar come miglior interprete e provare a salvarsi?