Il tecnico croato, reduce da un discusso pareggio a casa della sua ex squadra, è stato oggetto di un invito più che esplicito: parole chiare
Il calcio, si sa, ha la memoria corta. E soprattutto alle volte ingoia nel vortice del tempo e dei tanti cambiamenti, anche radicali, che avvengono in un periodo relativamente breve, i suoi protagonisti.

Ci sono esperienze, poi, che quasi non lasciano traccia nella memoria per quanto sono frammentate, spezzate, interrotte e poi riprese. Come nel caso della prima avventura di Igor Tudor, nelle vesti di allenatore, in un club italiano. Chi ricorda con dovizia di particolari le 25 panchine totali – vissute nell’arco di tre stagioni calcistiche differenti – alla guida dell’Udinese, la prima società da lui allenata nel campionato italiano?
Eppure fu proprio grazie al lavoro svolto in Friuli che, nel settembre del 2021, dopo un’altra mezza stagione da subentrato all’Hajduk Spalato, seguita dalla rescissione del contratto firmata all’alba dell’annata successiva, che il tecnico fu chiamato dall’allora presidente del Verona Maurizio Setti a rilevare Eusebio Di Francesco sulla panchina del club scaligero dopo appena ttre giornate del campionato 2021/22.
Quella fu la vera svolta nella carriera da allenatore dell’ex difensore croato, protagonista di un’annata coi fiocchi e pronto al salto in un club di ben altro spessore come il Marsiglia.
Il retroscena di Setti: quando Tudor fu invitato ad andarsene
Sulle motivazioni che spinsero il patron veronese ad ingaggiare Tudor e sulle decisioni prese anche prima di una stagione che vide poi il Verona concludere brillantemente il campionato al nono posto, lo stesso ex presidente ha parlato ai microfoni di ‘Tuttosport‘ in un’intervista esclusiva. Densa di retroscena e di particolari inediti.

“Tudor venne a casa mia prima che prendessi Di Francesco. Ma non era convinto di sostituire Juric: Ivan aveva fatto molto bene a Verona e lui temeva di bruciarsi. Così scelsi Di Francesco, ma già il giorno dopo non ero convinto: mi lasciava perplesso lo staff, perché c’erano delle divisioni all’interno del suo gruppo di lavoro. Non ero convinto insomma. Appena ho visto come stavano andando le cose in tre partite ho richiamato Tudor. E a quel punto lui aveva più voglia ed era convinto, e ha accettato subito“, ha esordito Setti.
“Tudor mi aveva stupito nella gestione della settimana: rispetto ad altri cercava a volte di far rallentare i ritmi. Non era ossessionato. Aveva capito che la squadra rendeva e lasciava il guinzaglio lungo, non era un martello. Di lui avrò sempre un ricordo speciale. Partiamo da un presupposto: lui è un uomo molto sereno. A fine anno, quando ci siamo trovati e gli ho spiegato che avrei dovuto cedere i big, lui aveva già il contratto automaticamente rinnovato dopo la salvezza. Allora gli dissi: “Ti sconsiglio di restare qui, perché non so quanti giocatori sarà costretto a cedere”. Lui mi ha guardato, mi ha abbracciato e ha strappato il contratto, rinunciando ai soldi. Non lo dimentico. Dopo un mese lo chiama il Marsiglia e gli scrivo: “Dio vede e provvede, la vita ti sta portando in Champions League“, ha concluso l’ex presidente.