Lo chiameremo Italo, come Calvino, e non come il rosso trenino

Tutto ciò che sappiamo è che se non fosse stato un trauma sportivo di un altro predestinato a spalancargli l’erbetta del Binti sotto il periodo di Natale, egli sarebbe (forse) ancora uno sconosciuto reggiano-cubano che arrivato in Italia sognatore ed ironico, non avrebbe mai scritto neanche la copertina del corriere dei piccoli e la sua figurina Panini avrebbe occupato il buco rimasto per riempire la mezza pagina delle riserve. Ed invece, cul dicendo, ecco trovato il Donadel, il Gattuso o il Furino dei tempi antichi.

Corsa, tecnica e volontà dipingono la vera sorpresa di quest’anno calcioballistitico, irriverente e spagnoleggiante nella nuova veste anti-Benitez, quasi quasi trappatton-ortodossa.

Sarà anche la sua una vita da mediano, lontana dai fari dei goleador, ma cento volte preferibile a quella del Gran Capitan che tremabondo sedeva a terra ad ogni dribbling subìto.

Noi vogliamo 11 Italo, ed altrettanti in panchina.

Il partigiano 2018 del vecchio H.Verona.

mass.recc

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