Lo strano caso di Juanito Gomez

di Damiano Conati

Gomez è stato artefice indiscusso del miracolo Gubbio di qualche stagione fa. Gomez è stato pupillo di Mandorlini. Gomez è stato idolo del pubblico del Bentegodi per tante stagioni ed è entrato nella storia gialloblù: decimo marcatore di sempre con l’Hellas (45 reti) nella speciale classifica che vede Toni sesto (50 gol) e al comando l’oriundo verdeoro Arnaldo Porta, grazie alle 74 reti siglate all’inizio del XX secolo, dagli anni dieci al 1930. Gomez per la tifoseria scaligera è il castiga-Juve delle ultime due stagioni. 

Uno così non può essere diventato improvvisamente scarso. E forse non merita le pesanti critiche che gli stanno piovendo addosso in questi giorni. 

Ma allora cos’è successo al buon Juanito? 
Indubbiamente il cambio di allenatore, ma in particolare il cambio di modulo non gli ha giovato. Lui è un esterno dal passo breve, rapido nell’uno contro uno e molto bravo a sacrificarsi in fase difensiva. Delneri cercava esterni veloci, capaci di correre tanto sulla fascia, più propensi a crossare in area che a difendere. Gomez può fare da seconda punta, ma con Pazzini e Rebic davanti è difficile trovare posto a fianco a Toni. Così in poche settimane ha capito che per lui non c’era posto con questo Delneri e sicuramente è mancato un po’ nella tensione e nella concentrazione. 

Cosa che non deve accadere tra i professionisti e cosa che non è passata inosservata al mister che lo ha messo in castigo per una settimana. Niente trasferta di Firenze e amichevole infrasettimanale giocata con la maglia della Primavera e non con la prima squadra. Un po’ com’era successo a Winck negli ultimi due mesi.
È dovuta intervenire la società per far tornare tutto alla normalità. Gomez è un patrimonio importante, ha altri 2 anni di contratto e in Serie B sarà fondamentale per ricoprire uno dei posti per i giocatori bandiera, che in circolazione sono pochissimi. 
Delneri ha dichiarato che a Firenze non l’ha portato perché sapeva di giocare con una punta soltanto e quindi lo ha lasciato ad allenarsi a Verona. La società ha mascherato il tutto scrivendo che aveva la lombalgia, un bel mal di schiena che può passare in un paio di giorni o che può durare settimane.

E dopo sette giorni di polemiche (più interne che pubbliche), nel secondo tempo con il Carpi, Gomez è entrato sano come un pesce per giocare in uno schema (4-2-3-1) che prevedeva un’unica punta… praticamente tutto il contrario di quanto era sta stato dichiarato fino al giorno prima. Quando si dice la chiarezza…

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