Davide Pellegrini, ex calciatore dell’Hellas Verona e protagonista della partita contro il Milan del 22 aprile del 1990, è intervenuto ai microfoni di Radio Bellla & Monella, official radio Gialloblù. Ecco le sue dichiarazioni:
Davide, possiamo dire che solo un pazzo avrebbe fatto il pallonetto con una salvezza in ballo?
Sì dai, un incosciente di sicuro. Però a me piaceva fare i pallonetti, mi allenavo spesso. Quando sono arrivato al limite dell’area ho pensato che l’unico modo di spiazzare il portiere era proprio il pallonetto, lui era troppo alto, si aspettava un tiro rasoterra sul primo palo. Ho pensato quella cosa e l’ho fatta fino in fondo… è andata bene!
Fatal Verona del 1973. Ci raccontano del rispetto per gli sconfitti. Voi come vi sentivate, quel giorno, ad aver mandato il Diavolo all’inferno?
C’è sempre rispetto per chi perde Ma noi eravamo felicissimi perché avevamo battuto una squadra di grandi campioni. Era stata un’impresa, ma sapevamo che il “duro” sarebbe stato a Cesena, che lottava a sua volta per non retrocedere. Ribadisco: rispettavamo molto il Milan, sia prima che dopo il match.
Domenica, dopo il ’73 e il ’90, facciamo il tris con il Milan?
Sicuramente il Milan è in un anno di transizione, con un allenatore giovane e voglioso, con poca esperienza ma con grande carisma, apprezzato dalla piazza e dalla società. Inoltre hanno investito sui giovani e hanno preso Fernando Torres, che negli ultimi anni non si è espresso al massimo ma che ha vinto molto in carriera. Sarà una partita difficile, ma il Verona sarà sicuramente all’altezza della situazione.
Quella vittoria del 1990 contro i Rossoneri vi fece rilassare troppo, visto che poi perdeste contro il Cesena?
Non credo, avevamo fatto una lunga ricorsa durante il girone di ritorno, ma sapevamo che se anche avessimo vinto a Cesena, forse non ci saremmo comunque salvati, a causa dei risultati degli altri campi. A Cesena avremmo voluto vincere, senza dubbio. Però è stato bello anche solo arrivare a giocarsi la salvezza all’ultima giornata, considerato che tutti all’inizio ci davano già per spacciati.
Raccontami la genesi. Come fece il Milan a distruggere un campionato in una partita?
Fu una partita durissima, il Milan basava tutto sul pressing, la linea dei loro difensori continuava ad alzarsi e abbassarsi, infatti ero molto stanco quando feci il gol, non esultai molto per questa ragione. L’arbitro li aveva innervositi, loro volevano due rigori che secondo me non c’erano, e vedendo che non riuscivano a chiudere la gara si sono innervositi ancora di più. Protestavano su ogni cosa. L’arbitro dell’incontro, Lo Bello, si faceva rispettare molto e applicava il regolamento alla lettera…
Dicevano che fossi in fuorigioco in occasione del gol…
Io non ero in fuorigioco, avevo seguito la linea difensiva, era una situazione che avevamo studiato, osservavamo il famoso Baresi con il braccio alto che comandava la difesa Rossonera… è stata un’azione perfetta conclusa in maniera ottimale.
Stagione durissima quella del 1989-90. Ma i tifosi non vi lasciarono mai, nemmeno alla fine.
Si era chiuso un ciclo, quello dello Scudetto e di tutti i campioni che avevano portato Verona sul tetto d’Italia e a giocare le coppe internazionali. Eravamo una squadra che poteva sembrare costruita con gli “scarti” delle altre squadre. È stato bravo Bagnoli ad assemblare al meglio il gruppo, a gestirlo anche quando i risultati non arrivavano. Sapevamo che anche retrocedendo la gente ci avrebbe sostenuto. Ci hanno sempre aiutato e noi abbiamo provato a dare qualcosa in più, fino in fondo.
Ti senti fortunato ad essere stato allenato da Osvaldo Bagnoli?
Bagnoli è stato uno degli allenatori che mi hanno dato di più, uno dei più bravi in assoluto.