Perché tutti questi infortuni?

Garella, Ferroni, Marangon… fino a Galderisi, Di Gennaro, Elkjaer. Il tifoso gialloblù potrebbe ripetere la formazione dello Scudetto cento volte, ma sarebbe pressoché sempre la stessa. Forse qualcuno mette il dottor Volpati e non Ferroni, oppure Sacchetti e non Bruni, ma di fatto quel Verona era composto da 13 titolari. Gli altri? Buone riserve, entrate in pochissime occasioni, ma sempre pronte a dare man forte. Infortuni in quella stagione? Il solo Ferroni per qualche settimana. E non era certo un Verona privo di impegni: il campionato e la tensione che lo accompagnava e una Coppa Italia giocata quasi fino alla fine. Ma allora perché nel 1985 non si infortunavano e oggi ogni rosa di Serie A (Verona in primis) è falcidiata da grattacapi fisici e si è costretti ad avere 25 titolari? O addirittura acquistare giocatori svincolati a stagione in corso?
Noi di Hellasnews abbiamo colto questa domanda che avete posto a più riprese voi tifosi e proviamo a darvi una risposta.

Innanzitutto per chi pensa che gli impegni siano moltiplicati rispetto al passato, facciamo notare che non è vero: le squadre in campo europeo sono sempre le stesse, come pure gli impegni delle nazionali. Il campionato non vede stravolgimenti particolari e lo stesso dicasi per la Coppa Italia. Forse oggi c’è qualche partita in più in Champions, ma è un mondo lontano da Verona.

E allora da cosa dipende che appena un anno fa l’Hellas avesse un intero 11 di giocatori out per infortunio e 30 anni fa tutto filasse liscio come l’olio?
Un 10% è dettato sicuramente dalle pressioni, anche mediatiche, a cui sono sottoposti i giocatori dell’epoca moderna. Un tempo era lo stadio il solo banco di prova del calciatore e gli unici giudici i tifosi e giornalisti presenti sugli spalti. Al massimo capitava che la sintesi della partita finisse su Rai 2 la domenica nel tardo pomeriggio, ma nulla più. Oggi ci sono telecamere ovunque, anche nelle segrete degli impianti sportivi. Oggi i calciatori sono “spiati” costantemente, intervistati, criticati, omaggiati ad ogni ora. Questo non fa altro che aumentare la tensione e il sentirsi sotto pressione costante non fa certo bene ai muscoli.
Il 30% degli infortuni è dettato poi dai ritmi frenetici del calcio del nuovo millennio. Non c’è il tempo per vedere questo o quel Tricella salire palla al piede dalla sua area, spesso camminando, per impostare l’azione. Nel nuovo millennio si deve correre, anche per far aumentare la spettacolarità di questo sport.
Infine il 60% degli infortuni sono sicuramente legati alla preparazione fisica a cui i calciatori sono sottoposti. Sempre più sta diventando un gioco per super atleti. Nel 1985 si venerava un Briegel che arrivava dal decathlon, oggi ad ogni giocatore viene chiesto un certo tipo di potenziamento muscolare, un definito raggiungimento di risultati fisici e c’è un continuo monitoraggio sulle prestazioni atletiche. Rimane lo spazio per tecnica e fantasia, altrimenti il gracile Jorginho a Verona non avrebbe raggiunto certe mete, ma diventa fondamentale affiancare alle prestazioni sportive anche quelle atletiche. In certi campionati soprattutto, vedi Inghilterra. E non tutti i calciatori hanno la muscolatura o le caratteristiche fisiche adatte a questo tipo di sforzi. Tutti ricordiamo Martinho: grande tecnica e velocità di esecuzione, ma più tempo in infermeria che in campo.
Gli infortunati oggi in casa Hellas sono quattro. Halfredsson ha problemi muscolari, poi c’è l’ernia di Ionita, ma per lui l’infermeria non è una novità. Probabilmente il moldavo non è ancora riuscito ad adattarsi alla tipologia di allenamento e ai ritmi del calcio italiano. Poi c’è Romulo che si trascina un problema da mesi e mesi e che sembra non trovare pace: il tutto iniziò nella primavera 2014, dopo una stagione a tutta velocità, i rumors delle grandi squadre interessate a lui, la convocazione della nazionale italiana. Forse non un caso. Infine c’è Fares che non c’entra nulla con l’analisi fatta sopra. Quando un giocatore si frattura un osso, è più una questione di sfortuna che altro. Poi se l’infortunio deve avvenire, per un allenatore è un segnale importante che avvenga in allenamento perché significa che l’intensità di gioco è alta anche al di fuori della partita domenicale.
Infine una postilla su Toni. Arrivati a una certa età diventa fondamentale saper gestire il proprio fisico sia in settimana che durante la stessa partita. Toni è un mago in questo, ma è anche aiutato da una massa muscolare ancora importante per l’età che ha. Complimenti a lui anche per questo motivo.

A proposito. Con l’Inter nel turno infrasettimanale non giocherà proprio per tutti questi fattori. Toccherà a Pazzini. Ma prima pensiamo all’Atalanta!

Damiano Conati

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