Ripensando alle bandiere e alla leggenda Mascetti…

Eh già, le famigerate bandiere del mondo del calcio. I Bergomi, i Totti, i Zanetti, i Del Piero, i Maldini… ma esistono ancora o no queste bandiere? Probabilmente non sono mai esistite, o meglio, una ogni tanto appare, ma sono talmente poche nella storia del calcio che rappresentano davvero un’eccezione. E probabilmente un romantico ricordo. Sì, perchè il mondo del calcio è sempre stato così: i giocatori si muovono dove prendono di più, dove vincono di più, dove li lusingano di più. L’erba del vicino sembra davvero più verde, ad ogni latitudine ed età. E così fa più notizia un Totò Di Natale (ve lo ricordate? Bomberino napoletano tascabile dell’Udinese) che rifiuta la Vecchia Signora per restare nel bianconero sano in Friuli, che un Udogie qualsiasi che, scoperto, allevato, cresciuto nel Verona, città dove è pure nato, preferisce andare in una squadra più debole semplicemente perché non trova l’accordo sul rinnovo del contratto. Sarebbe potuto diventare una bandiera? Senza dubbio, ma ha scelto diversamente e, visto il calcio odierno, non gliene facciamo colpe.

Ma cosa significa essere una bandiera? Giocare 531 partite sempre e solo con la stessa maglia e con nessun’altra, come un Francobaresi qualunque? Sicuramente sì. Ma probabilmente è bandiera anche chi gioca centinaia di partite con gli stessi colori, non necessariamente solo con quelli, chi resta come allenatore, dirigente, staff, chi rimane come tifoso in eterno. Davide Pellegrini è una bandiera del Verona? Quasi 150 gare giocate dal 1989 al 1994, allenatore ad ogni livello dal giovanile alla prima squadra dal 2000 al 2021. E Sandro Mazzola? Sette stagioni in gialloblù, oltre 200 presenze in campo e da luglio 2010 Team Manager dell’Hellas, verso cui ha dichiarato, proprio come Pellegrini, amore eterno. Sono meno bandiere del Francobaresi di cui parlavamo prima?

Ecco che in tutto ciò si incastra perfettamente Emiliano Ciccio Mascetti. Di stagioni lui ne ha giocate 11 al Verona, con quell’8 sulle spalle. Ci è voluto un fenomeno come Luca Toni a togliergli il record di gol in A con la maglia gialloblù. Poi Mascetti è stato per 9 anni diesse dalle grandi capacità, con tantissimi trionfi in saccoccia, e infine è rimasto tifoso e amico del mondo Hellas. Le varie parentesi da giocatore e dirigente in altre piazze come Torino, Roma, Bergamo, sono servite solo per rendere ancora più grande un campione e far aumentare il suo attaccamento al gialloblù.

Mascetti è la bandiera delle bandiere per il popolo del Verona: a San Siro la squadra avrà il lutto al braccio, poi lunedi a San Giorgio in Braida arriverà l’ultimo saluto terreno. Da quel giorno il nome di Ciccio Mascetti diventerà leggenda, perchè in pochissimi come lui hanno fatto il bene del Verona. E forse un gesto forte in suo onore serve davvero: il ritiro della maglia numero 8? Un settore dello stadio Bentegodi a lui dedicato? Un premio annuale con il suo nome per un giocatore del Verona che si distingue in qualcosa? Non sappiamo. Di certo non va dimenticata una delle più grandi bandiere e leggende della storia del Verona calcio.

 

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

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