Il club scaligero può vantare, nei movimenti degli ultimi anni, un’operazione di mercato rivelatasi davvero lungimirante e redditizia
Quando si dice il lavoro di scouting. Quello forse un po’ abbandonato dai grandi club, oppressi spesso dalla necessità di comprare giocatori che siano pronti nel qui-ed-ora, con la relativa poca pazienza nell’attendere che un talento, per quanto promettente, possa esplodere. O che quanto meno non lo faccia in tempi brevissimi.
Sebbene anche le piccole società, quelle perennemente in lotta per non retrocedere, abbiano le loro urgenze, nelle realtà di provincia la politica sui giovani emersi magari dalle categorie inferiori o da sparuti club regionali è un must quasi obbligatorio nella programmazione finanziaria della rosa.
Ovviamente i club in oggetto sono ben felici di avvalersi delle prestazioni del gioiello scovato nei campi di periferia, ma arriva un momento in cui, sia per legittime ambizioni del diretto interessato, sia per riempire le magari già sofferenti casse societarie, il gioiello viene ceduto. A cifre il più delle volte decuplicate rispetto all’investimento iniziale.
Negli ultimi anni il Verona, anche se fresco di cambio ai vertici della proprietà, ha sempre lavorato in tal senso. Raccogliendo frutti sia in campo, finché il calciatore si è fatto le ossa tra i gialloblù, sia dopo, quando la partenza di questo ha rimesso a posto i conti.
Non fa eccezione, nel nostro discorso, l’allora giovanissimo talento romagnolo arrivato in città all’età di 18 anni e poi arrivato addirittura in Nazionale.
“Ricordo quando venne a provare a Verona. Era un pomeriggio e ci si presentò questo ragazza molto piccolo fisicamente. Avevamo in squadra già dei giocatori strutturati ma quello che impressionò me e Calvetti, il responsabile di allora all’Hellas, fu la sua capacità tecnica“, ha esordito ai microfoni di Sportitalia l’ex allenatore della Primavera 2013/14 del Verona, Massimo Pavanel.
“Avevamo appena iniziato il ritiro e ci mancava un uomo in mezzo. Durante la partitella Mattia scartò più uomini e capimmo subito che aveva qualità. Zaccagni aveva delle capacità balistiche già importanti ed infatti gli dicevo sempre che faceva pochi gol per come calciava“, ha continuato il mister.
“Lo prendemmo per molto poco (circa 10 mila euro, ndr). Prima fece la gavetta in Serie C, poi arrivò Juric che lo mise sulla trequarti e venne alla fine venduto alla Lazio. Era una mezzala, ma Juric l’ha spostato più avanti e con Sarri si è consacrato in quella quella posizione“, ha concluso orgogliosamente l’allenatore.
Giova ricordare che a fronte di un esborso, compiuto dal patron capitolino Claudio Lotito nel luglio 2022, di soli 7,3 milioni di euro totali per il suo cartellino, oggi l’attaccante biancoceleste, nel pieno della sua maturità calcistica, vale circa 20 milioni. Un investimento rivelatosi redditizio anche per la stessa Lazio.
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