The day after. Mazzarri e quella (non) cultura italiana. E la Conference?

“Il Verona sembrava in finale di Champions League”, basta questa assurdità detta da Mazzarri (in aria di esonero) per capire quanto è mal messo il calcio italiano. Stupirsi dell’impegno di una squadra e allo stesso tempo ammettere che la propria non si è impegnata allo stesso modo, deve far riflettere. Secondo Mazzarri cosa doveva fare il Verona? Smettere di giocare perché il suo piccolo, povero e batuffoloso Cagliari potesse salvarsi? Forse impegnarsi meno perché in Italia d’altronde funziona così? Ma il suo Cagliari non poteva impegnarsi allo stesso modo? Anche perchè giocava in casa, con una squadra costata molto di più del Verona e con un monte ingaggi ben più elevato di quello gialloblù. Tra l’altro aveva le motivazioni molto alte e quindi doveva essere proprio il suo Cagliari con la bava alla bocca. E invece… Che poi non c’è da stupirsi più di tanto visto che si è sempre fatto così e così continuerà ad essere in Italia.

Tudor e Bocchetti l’hanno vinta con i loro talenti e anche un po’ con il turnover e con le enormi motivazioni che avevano coloro che non giocavano mai: Depaoli e Hongla hanno fatto bene, Lasagna è un subentrato di lusso. Lazovic e Günter meritavano di riposare, come pure Ilic probabilmente avrebbe bisogno di una pausa.

Ma va bene così. Ora il Verona si trova a -4 dal settimo posto, che concede un posto in Conference League. Oggi è occupato dalla Fiorentina, con la quale lo scontro diretto sarebbe a favore del Verona grazie al fattore differenza reti. In mezzo ovviamente c’è l’Atalanta (-1 dai viola, +3 dall’Hellas). La terza coppa continentale non è un obiettivo del Verona, anche se porta soldi, sponsor e prestigio. Di certo sarebbe una grande fatica infrasettimanale affrontarla che mette in difficoltà anche squadre ben più attrezzate come la Roma, però a Verona una coppa europea manca da più di 30 anni e centrare quell’obiettivo significherebbe entrare nella storia. Vediamo cosa accadrà nelle ultime tre gare di campionato, a partire dalla domenica fatale contro il Milan. Già vincendo quella si metterebbe un mattoncino di storia in più nel grande libro delle imprese gialloblù.

 

Foto: instagram Hellas Verona

 

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

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