Toni: “È arrivato il momento di smettere”

Le dichiarazioni di Luca Toni in Conferenza Stampa:

“Dopo un periodo di riflessioni tra me e la mia famiglia e ho scelto di dire basta: domenica sarà l’ultima partita di Luca Toni da giocatore professionista. In questo momento sono molto emozionato. Sono state settimane difficili e da qui a domenica vivrò sentimenti altalenanti tra la gioia e la tristezza. Lasciare dopo tanti anni è difficile. 

Chiudere con 100 presenze gialloblù è una soddisfazione anche se purtroppo l’annata si è chiusa con la retrocessione. L’ultimo ingresso al Bentegodi con l’Hellas sarà tutto da vivere: con voi sono rinato fino a risentirmi di nuovo importante. 

Una precisazione: da quando sono arrivato a Verona sono stato solo calciatore e non mi sono mai permesso di avere altri ruoli o di dare consigli a nessuno. La foto al Battesimo del figlio di Pazzini non nascondeva alcuna dietrologia. A fine campionato parlerò col presidente e se avremmo le stesse idee potremmo continuare assieme, ma ora non c’è nessun accordo.

Al momento non ho pensato a che ruolo assumere una volta chiuso con il calcio giocato, già è difficile smettere di giocare e finora ho avuto la testa rivolta solo a questo.

Ho iniziato a giocare a sei anni ed il calcio è stato il mio unico amore per tutta la vita, sono amori talmente forti che quando le cose vanno molto bene è difficile lasciarli, per questo non ho smesso l’anno scorso.

Questo è stato l’anno peggiore della mia carriera e per questo ho deciso di lasciare, l’unico momento in cui riesco a mettere fine a questo grande amore è dopo un grande delusione culminata con la retrocessione del Verona.

Col presidente dissi “facciamo il contratto e a fine anno discuteremo”. La prossima settimana ci incontreremo per capire se si potrà lavorare assieme, a me Verona piace e sono affezionato alla città e alla piazza perché ha rappresentato la mia ultima giovinezza, io sarò felicissimo di iniziare un nuovo mestiere qui a pur mantenendo le mie idee che dovranno andare di pari passo con quelle della società, se non sarà cosi senza problemi ci lasceremo. 

I goal con l’Hellas sono stati tutti belli, dal primo col Milan a tutti gli altri perché Verona mi ha fatto tornare a sentire un giocatore di nuovo importante e di alto livello.

Non so ancora cosa farò dopo, mi piacerebbe fare qualcosa di importante nel calcio perchè penso che ci siano pochi uomini veri e si sente la mancanza di quei valori di chi ha vissuto il calcio da protagonista.

Non mi vedrete in panchina perché rischierei di invecchiare cinque anni al colpo come altri che hanno intrapreso quel percorso.

Mi troverò a fare qualcosa di nuovo e dovrò capire cosa mi piace davvero, non credo però di essere comunque portato per fare l’allenatore.

Sono contento della mia carriera perché ho sempre cercato di dare il massimo dentro e fuori dal campo, mi piace che oltre ai goal vengano ricordati i consigli che ho dato ai giovani e i valori umani che ho sempre provato a trasmettere.

Non mi interessa fare polemiche sul passato, se non sono andato ai mondiali si vede che doveva andare così, se non lasciavo il Bayern non avrei mai vinto la classifica cannonieri col Verona che è una delle cose più belle della mia carriera.

Ho preso questa decisione da solo. La mia famiglia sa quanto amo il calcio e mi ha chiesto se sono sicuro di smettere, tutto è dipeso da me però, adesso la preoccupazione di mia moglie sarà di vedermi sempre a casa. Ho avuto offerte dall’estero in questi anni e anche a gennaio ma ho deciso di chiudere la mia carriera qui.

Anche Federer ha avuto un anno sfortunato? Amo il tennis ma non sono nessuno per dare consigli ad altri campioni, ogni campione sa quando è il momento di smettere.

Gli applausi a Sassuolo? Quando sento i fischi negli stadi mi carico, l’indifferenza mi da fastidio e quindi preferisco amore o odio.

Quando passeggio per Verona vedo persone di tutta Italia, la cosa bella è che ricevo tanti complimenti da tutti, è bello vedere che la gente ti vuole bene al di la della maglia che indossi.

Le decisioni di Delneri? Con il mister non ho avuto e non ho un bel rapporto ma non è il momento giusto per parlarne, entrambi usciamo sconfitti. Sono successe cose che non mi sono piaciute ma io ho dato sempre il 100% per il Verona, più avanti potremmo parlarne.

Domenica sarà incredibile, sono nervoso, sarà una giornata piena di emozione con tutta la mia famiglia e i miei genitori presenti, tutto sarà particolare. Spero di riuscire a prendere la palla qualche volta.

Sulle dichiarazioni post Carpi: quando sono arrivato a Verona sapevo che avremmo lottato per non retrocedere e avrei messo la firma per fare dieci goal, io invece ne ho fatti venti. L’anno dopo ne ho fatti 22 anche senza Iturbe e Romulo. Quest’anno mi sono rotto un ginocchio e a trentotto anni è dura riprendere, non ho mai giocato al massimo della condizione ma ho comunque fatto cinque goal e essendo sempre stato il capitano che ci ha messo la faccia. Dopo Carpi ho fatto una dichiarazione che è stata strumentalizzata, io da capitano ho cercato di tirare fuori l’orgoglio mettendomi in prima persona, volevo dire che era l’ultima nostra possibilità per tirarci fuori.

Non volevo dire ancora che mancavano otto finali, ho cercato di dire che dovevamo tirare fuori la grinta, nient’altro. Io ho sempre messo davanti la squadra e mi è dispiaciuto che qualcuno non l’abbia pensato. Rifarei quelle dichiarazioni per dare l’ultima scossa di orgoglio allo spogliatoio”.

Federico Messini

Federico Messini nasce a Villafranca di Verona il 15/05/1990. Studente in lettere moderne presso l'Università degli studi di Trento. Scrittore e cantautore ha all'attivo due pubblicazioni : "Il gioco degli spiccioli" uscito nel 2013 e "Il doppiatore" uscito nel 2016.

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