Vita da ex – Mario Frick

“La vie c’est fantastique…quando segna Mario Frick”. Era lo slogan più ricorrente sulle tribune del Bentegodi di Verona. Nelle piste delle discoteche di tutta Europa impazzava la hit “La vie c’est fantastique” degli S.M.S. feat. REHB, e dopo la nottata in pista, le parole di quella musichetta venivano parafrasate per osannare l’idolo Mario Frick.

Una vita a rincorrere un pallone. Una vita a giocare lì davanti. Una vita da attaccante. Da numero 9. Dal suo Liechtenstein alla Svizzera, passando per quei 9 anni in Italia dove ha fatto sognare con le maglie di Arezzo, Siena, Verona, e Ternana. Ma sopratutto con la maglia della sua nazionale. Al punto tale da diventare recordman di reti (16) dal 1993 a oggi. Si, avete letto bene. Ad oggi, 2014. Perché Mario Frick è ancora lì, con la maglia rossa e blu del suo Liechtestein. Ma ha smesso di segnare. Anzi. Si è ritagliato il ruolo di difensore centrale. Ha tagliato i capelli quasi a zero e si è caricato sulle spalle tutti i compagni più giovani. A proposito di spalle. Su di loro porta sempre lo stesso numero. Il 10. Anche se per posizione in campo gli starebbe meglio un 6. Ma non sarebbe nel suo stile.

Uno stile che lo rendeva unico, anche nelle esultanze. A Terni fu lui a lanciare la moda del pollice e mignolo alzati di entrambe le mani. Con quel movimento velocissimo dei polsi destinato a diverare celebre con Ronaldinho. Un “marchio di fabbrica” da numeri 10, insomma.

Con il Liechtestein, a 40 anni compiuti, si è tolto già lo sfizio di giocare due gare di qualificazioni ai prossimi europei. Sempre in campo, dal primo all’ultimo minuto. E poco importa se non sia riuscito a segnare, così come non contano per lui le  due sconfitte contro Russia e Svezia ieri sera e 6 reti subite dalla sua nazionale. Per Mario Frick “la vie c’est – comunque – fantastique”.

Fonte: Bruno Majorano – gianlucadimarzio.com

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