Viaggio nei meandri del calcio mercato (parte 2) 

di Damiano Conati

– Le società

Chi ha i soldi, compra. E pensa anche al futuro, come la Juve che l’anno scorso prese Sturaro e quest’anno Mandragora. Chi ne ha pochi, invece, preferisce i prestiti o gli svincolati: almeno c’è solo un contratto da pagare. Chi non ha un centesimo, ha varie possibilità: o compra lo stesso indebitando ulteriormente la società (vedi il Parma appena un anno fa), o si accontenta di scambi, di accordi in prestito o cessioni gratuite con le grandi società che si accollano lo stipendio del giocatore, o compra per quattro cicche qualche sconosciuto straniero, spacciandolo come campione. 

Le società sono le principali protagoniste di questo mese. Se sbagli un acquisto sei sulla graticola, se lo azzecchi, sei un campione. È meglio forse fare come Sogliano? Cioè comprare 15/16 giocatori ogni stagione e azzeccarne almeno un quarto? Oppure essere più ponderati come Bigon? Ne prende pochi, ma cerca di non commettere errori. E sulla carta Viviani e Pazzini sarebbero stati due grandi colpi, se non fossero arrivati a Verona in precarie condizioni fisiche.

Però le società non hanno solo il compito di comprare, ma anche di porre attenzione ai bilanci e ai regolamenti vari nel completare la rosa. E così il più delle volte risulta più complicato cedere. Ecco che allora si escogita di tutto. Proporre gli esuberi a destra e a manca (vedi l’Inter con Dodô), farsi aiutare da agenti e giornalisti, cedere pezzi pregiati con però annesso l’indesiderato. Un esempio? L’affare che portò Muriel da Udine alla Samp appena un anno fa includeva anche che i doriani acquistassero il difensore Coda, fuori dai progetti della famiglia Pozzo. E così fu.

Ci sono poi le società satellite e le società amiche, quelle con cui c’è una corsia preferenziale e con cui è più facile fare affari. 

Ed infine c’è da non sottovalutare la situazione contrattuale dei tesserati. Se un giocatore ha il contratto in scadenza a giugno e non vuole rinnovare, a gennaio va venduto per non perderlo dopo 6 mesi a zero euro. Stesso concetto vale in entrata: è molto più facile convincere una società a vendere un calciatore a gennaio, se questo ha il contratto in scadenza a giugno. Per questo Bigon sta monitorando quei calciatori che a giugno resteranno senza squadra ed in questi giorni è uscito il nome di Falcinelli del Sassuolo proprio per questo motivo. D’altronde chi non vuole privarsi dei suoi tesserati a gennaio, li perderà a giugno, come successo con Siligardi e il Livorno. Spinelli non volle cederlo nel mercato invernale e Sogliano lo acquistò gratuitamente per il mercato estivo.

Se poi alla fine di tutto ci si mette anche lo sponsor, obbligandoti a comprare un qualsiasi Viterale, allora il coefficiente di difficoltà per un direttore sportivo diventa ancora maggiore. 
Il calcio mercato è un flipper impazzito, affascinante per chi lo legge, ma non di facile gestione per chi lo vive quotidianamente. 

(Continua)

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