Si chiama Video Assistant Referee e può essere maschile (il Var) se parliamo dell’arbitro che è stato designato per questo incarico, oppure femminile (la Var) se parliamo della tecnologia utilizzata.
Di cosa si tratta? Non è altro che la moviola in campo che, in determinate situazioni, può aiutare l’arbitro a prendere alcune decisioni.
Roberto Rosetti, responsabile del progetto italiano Var, ha spiegato quando verrà utilizzata la Var durante una partita: “C’è un protocollo internazionale scritto dall’Ifab – spiega l’ex direttore di gara – che è molto rigido e che va seguito.
Il campo d’azione del Var riguarda tre situazioni tecniche e una amministrativa.
Le situazioni tecniche sono innanzitutto le reti: tutti i goal vengono controllati vedendo se ci sono eventuali infrazioni nella segnatura; la seconda situazione riguarda i calci di rigore, persi o assegnati in modo chiaramente errato, la terza situazione è relativa ai cartellini rossi, sui falli gravi di gioco ed episodi di violenza.
La quarta situazione è amministrativa: lo scambio di persona, cioè quando viene ammonito o espulso un giocatore ma in realtà il provvedimento dovrebbe riguardare un altro giocatore”.
Chi sono i Var? Sono gli stessi arbitri di Serie A che si occuperanno della Var e sostituiranno gli addizionali di porta, non più necessari. Si tratta di due addetti al Var, insieme ovviamente al direttore di gara, a cui spetta sempre l’ultima parola, ai guardalinee e al quarto uomo.
L’arbitro quando prende la decisione fidandosi del parere degli assistenti Var, segnalerà a giocatori e pubblico l’intervento con un gesto che indicherà la forma di un monitor, arrestando il gioco di conseguenza.
Con questo torneo di Serie A inizia anche una nuova era del mondo del calcio: quella della tecnologia in supporto all’uomo, che forse permetterà di vedere più equità nelle decisioni e sicuramente lascerà meno spazio alle polemiche.
Damiano Conati