Amarcord – La stock di Trieste vi invita..

di Massimo Recchia 

La domenica mattina degli anni 60 e 70 era latte con i biscotti, perché nei feriali era latte e pane secco, bagno nella vasca con il bagnoschiuma mentre nei feriali era con il sapone di Marsiglia che veniva usato per le mutande.

Il dovere religioso con la Santa Messa era l’obbligo di farsi vedere dal Don nelle prime file della chiesa con il tentativo di comprensione degno del migliore traduttore Google, delle liturgie in latino. Poi l’acquisto de L’arena e se ne avanzavano anche un pacchetto di ciunghe del ponte lungo gusto peppermint. Mezzodì canonico, anche con trenta gradi, scelta tra pasticcio o tortellini e telegiornale con i primi collegamenti esterni dagli stadi nemici di Bari con Strippoli, Napoli con Necco, Torino con Barletti, e da quelli amici come Firenze con Giannini o il nostro Gard dal Bentegodi. 

L’odore immaginario della partita attraversava la sfoglia di pasticcio per insaporire il brodo scottante. Il tortellino rimaneva sul gozzo se appariva Luigi Necco o il Beppe da Torino che prevedevano già vittorie sui mitici gialloblu’. Ah… un ricordo.. Se il Verona giocava in trasferta il controllo delle pile sul transistor veniva effettuato con la stessa cura che mettono i tecnici di Houston prima del lancio della Columbia. Se il mitico giocava invece al piazzale Olimpia allora il controllo andava su scorte di Amaro Ramazzotti e Grappa in mignon. Eh si.. al giovedì al massimo si ipotizzava qualcosa sulla domenica. Nessuna chat, ne’ social ne’ tantomeno televisione che rigidamente trasmetteva Rischiatutto o Portobello. Solo il mercoledì era dedicato al calcio, quello delle coppe che ammiravamo con trattenuta rabbia per le strisciate pedanti sempre presenti. Ed io tifavo allora anche Apoel di Nicosia pur di non dar loro soddisfazione. Il lunedì si riprendeva la settimana e non c’era nessun posticipo. Semmai la rilettura attenta del commento del meraviglioso Valentino Fioravanti e il suo scrivere in punta di penna. 

Ma erano veramente altri tempi. Li rimpiango. Davvero. 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

*