Prima i 3.000 «uh uh» partiti dalla curva sud all’indirizzo di Sulley Muntari che non sono stati recepiti nè dal direttore di gara, nè dai suoi assistenti,nè dalle forze dell’ordine presenti allo stadio domenica 19 ottobre anche nel settore deputato ad accogliere la tifoseria gialloblù. Questo è il primo mistero. Poi c’è il secondo: la relazione degli ispettori federali, lo scritto in cui erano stati rilevati i cori razzisti, non esiste. O meglio non c’è un rapporto ma solamente della corrispondenza intercorsa con tutta probabilità tra chi era allo stadio e ha udito quel coro di migliaia di voci che non ha sentito praticamente nessuno e l’organo di disciplina federale. Una circostanza emersa dopo che sulla vicenda il sostituto procuratore Beatrice Zanotti ha aperto un fascicolo e chiesto il sequestro della relazione degli «007» della Figc e della diretta televisiva dell’incontro traHellas e Milan. La richiesta di acquisizione, firmata il 30 ottobre, e inoltrata alla procura federale non è andata a buon fine perchè quella relazione non esisterebbe. Da qui la conseguenza che il paventato ordine di chiusura della curva sud per un turno e la multa di 50mila euro da comminare alla società si sarebbero basate su alcune mail. Quelle saranno trasmesse al sostituto Zanotti. Ma non la relazione, perchè non c’è. La procura federale non avrebbe nemmeno la cassetta con la diretta televisiva, a questo punto l’unico «elemento di prova» in grado di stabilire senza alcun dubbio se al 30 ? e al 41 ? del primo tempo vi siano stati quegli «almeno 3.000 tifosi» che hanno sbeffeggiato il giocatore di colore. Sempre stando a quanto è emerso, per infliggere sanzioni e provvedimenti – almeno in questo caso – la diretta tv non sarebbe una prova principe. A sostegno di tutto resterebbero quindi solo le segnalazioni via mail degli ispettori: la “prova tv” è prevista per altre inchieste, non per questa. E il PM dovrà acquisirla direttamente a Sky o a Mediaset. Così a due settimane dalla richiesta ufficiale il materiale non è ancora nella disponibilità del titolare dell’indagine (a carico di persona da individuare) iniziata inseguito all’esposto depositato dall’avvocato Roberto Bussinello che, ironizzando sul suo udito e sull’udito di chi quel giorno come lui era allo stadio, ipotizzava il falso commesso dal privato in atto pubblico. Era stata aggiunta anche una seconda ipotesi di reato, e cioè che la falsità ideologica fosse commessa da pubblici ufficiali (ma resta da stabilire se i collaboratori della procura che si occupa di illeciti sportivi rivestano questo ruolo).
Fonte: L’Arena