D’Amico e la politica del prestito secco

Cosa serve acquistare un giocatore in prestito secco? Sicuramente si risparmia, perché paghi solo lo stipendio e a volte nemmeno quello, ma poi? Valorizzi semplicemente un giocatore di un’altra società. Ci sono anche direttori sportivi che sono totalmente contrari ai prestiti secchi, vedi Sogliano.

Però il prestito fine a sé stesso ha un suo perché. Prendiamo l’esempio di Radunovic, nuovo portiere di riserva gialloblù. Il Verona ha Tosi e Chiesa, due portieri giovani su cui vuole puntare per il futuro. Non sono pronti per la Serie A e non crescerebbero molto alle spalle di Silvestri. D’Amico li manda nelle categorie minori per crescere, giocare titolari, fare esperienza e nel frattempo prende uno con lo stesso ruolo per un anno soltanto, che gli consente di aspettare senza investimenti inutili gli altri due.

In questi giorni avverrà un’altra mossa simile. Arriva il giovanissimo Salcedo dall’Inter, bomber minorenne già pronto per la Serie A. Sarà un prestito secco che permetterà al Verona di mandare Tupta con la stessa formula in B, farlo crescere, maturare e aspettarlo senza fretta. L’anno prossimo Salcedo tornerà all’Inter e l’Hellas avrà un Tupta più forte e valorizzato da una squadra cadetta.

Quindi il prestito secco in entrata, se utilizzato con parsimonia, ha un suo valore dal momento in cui in rosa possiedi un giocatore dal ruolo simile che fai crescere altrove, ma che intendi aspettare per il futuro.

Damiano Conati

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