Diana: “Verona merita più della salvezza”

Aimo Diana, ex Gialloblù e Granata, è intervenuto ai microfoni di Radio Bellla & Monella, official radio Gialloblù. Ecco le sue principali dichiarazioni:
Aimo, sei arrivato a Verona dopo la promozione dalla Serie B alla Serie A, stagione 1999/2000. Poi hai vestito anche la maglia granata. Che ricordi hai di queste due piazze così calde?
A Verona sono stato un anno con Prandelli. Non partivamo certamente con i favori del pronostico, ma arrivammo noni giocando un buon calcio. Io partii giocando poco ma alla fine conclusi con 25 presenze e un buon campionato. Torino e Verona si assomigliano molto dal punto di vista delle tifoserie: entrambe vogliono prima l’impegno dei suoi calciatori e poi il risultato del campo.
Domenica sera allo stadio Olimpico ci sarà Torino-Hellas Verona. Che sciarpa avrà Aimo Diana?
Be’ sicuramente guarderò la partita. Mi aspetto un bel match, gagliardo. Credo sarà determinante il risultato del Torino a Brugge; se farà una bella prestazione e riuscirà a portare a casa dei punti, domenica sarà molto carico e motivato. Il Verona sta bene e, nonostante la partenza di giocatori importanti, si sta dimostrando una squadra solida, con Toni là davanti… Che dire, ho bellissimi ricordi in entrambe le piazze, spero in un pareggio dai…
Qual è il calciatore del Verona che ti intriga di più?
Toni risalta per i gol che fa, ma a me piace molto Rafa Marquez, per la sua esperienza e per come si è calato nella realtà di Verona. Deve essere questo l’esempio e mi aspetto che Saviola faccia lo stesso; loro possono aiutare i giovani a crescere e a creare qualcosa di importante. Verona è una piazza che merita molto di più della lotta per la salvezza.
Nel 2006 non sei diventato campione del mondo con l’Italia per una pubalgia. Quanto brucia?
Molto. Con il senno di poi mi sarei fatto operare prima e avrei giocato quel Mondiale. In quel momento ero alla Sampdoria e dovevo giocare per il mio club. Ero ancora un ragazzo e mi sono fidato dei medici… purtroppo l’ho pagato caro. Certo adesso mi dispiace, ma ormai è il passato. Posso dire che rimane dentro di me la gioia per aver giocato le qualificazioni a quel Mondiale e aver aiutato i miei compagni ad arrivare a giocare e vincere la finale.
Quanto è contato avere la testa sulle spalle?
Per un calciatore come me, che faceva della corsa e della posizione in campo le sue caratteristiche principali, credo che sia stato fondamentale. Ora sto lavorando per inculcare questa idea anche nei ragazzi che alleno.

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