Esaltazione e depressione

di Massimo Recchia 

Lo stato di coscienza in quiete viene sollecitato da stimoli inconsci che trasmettono alterazioni di umore, equilibrio, battito cardiaco, sudore e reattività. Si passa molto celermente da gioia a frustrazione, da ottimismo a delusione, da calma a frenesia. L’occhio vede, l’orecchio sente e l’insieme entra nel frullatore cerebrale. Che sia una fregatura, nulla da eccepire, ma che sia anche una personale timbratura della vita non si può che apprezzare. Allora perché dopo una sollecitazione positiva domenicale non siamo in grado di trattenere l’energia per il dispendio probabile futuro? Per qualche complesso elaborato chimico noi bruciando frettolosamente memoria fresca rielaboriamo elementi vecchi ma sicuri. Come il leone nella savana che dopo dieci giorni di dieta forzata sente il vecchio profumo della carne viva.

Dovremmo abituare l’istinto pilotato dallo stato di coscienza e da quello limbico per l’allarme ed il panico, dirottando vista e udito sul solo elemento in mano. La gara persa non porta con sé nulla che sia correlato a quella vinta o dominata. Sabato 20 alle 18 nessuna altra gara comparabile a quella. È il derby di ritorno. E va vinto per la nostra corteccia cerebrale e lo stato di coscienza tramutato in birra.

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