Gardini: “Eravamo abituati a mangiare caviale, ora ingerire un biscotto nero dà fastidio”

Foto: Giovanni Gardini (Fonte: L'arena.it)

Le dichiarazioni del direttore generale gialloblù, Giovanni Gardini, rilasciate in vista della sfida Hellas Verona-Roma.

 

IL NOSTRO MOMENTO

“Il nostro momento? Stiamo lavorando quotidianamente, come facciamo da tre anni a questa parte, per portare a casa un risultato sportivo che è alla base di tutto. Possiamo sostenere la squadra, l’allenatore, quelli che lavorano per andare in campo alla domenica. Mandorlini, dopo la partita contro il Genoa, ha già parlato del suo stato d’animo, che è anche il nostro. Mancano 15 giornate alla fine del campionato, il trend non è certo positivo, ma da questo a parlare di catastrofe e crollo, ad oggi, solo le Cassandre possono prevedere un certo epilogo. E’ un momento critico, di difficoltà, ma può essere superato. Il campionato non finisce domani, nell’arco di una stagione questi momenti ci sono sempre. Devo trasmettere fiducia, non parliamo di catastrofe e crollo, siamo sempre stati quelli del fare e non del parlare. Ci piace mettere la faccia nei momenti di difficoltà. Perché non c’è Setti qui? Una società di calcio ha delle regole, quando sarà il momento, il presidente Setti verrà e dirà quello che deve dire. In questo momento abbiamo ritenuto tutti che la persona più propensa a parlare dovessi essere io. Rispetto tutti, ma voglio che si dica la verità. Tutti noi sapevamo che quest’anno sarebbe stato più difficile, nessuno ipotizzava che potesse essere una passeggiata. Il campo ha dato un risultato che uno potenzialmente non si aspettava, ma ci sono tanti fattori che vanno messi insieme. Mi dispiace che si debba sempre cercare un colpevole, un responsabile. Rappresentiamo una realtà che ha nel suo DNA tantissima qualità e forza, dimostrate da 110 anni di storia, ma si deve sempre vedere il bicchere mezzo vuoto, dove si pensa ci siano persone che giocano l’uno contro l’altro. Gli avversari devono essere solo quelli che hanno la maglia diversa in campo, alla domenica. Ci deve essere un interesse comune, se lo capiamo possiamo fare della strada, se invece si continua a cercare un colpevole non andiamo da nessuna parte. Non abbiamo mai parlato di Europa League, noi siamo per una gestione sano dove il più ed il meno si pareggino. La preoccupazione c’è e ci deve essere, se non ci fosse saremmo stupidi, ma siamo anche consapevoli di poter uscire da questo momento. Chi non può vivere un momento di difficolà? Vi chiedo una cortesia, quando parlate di numeri e di bilanci informatevi, altrimenti vengono dette cose inesatte che danno al lettore visioni non corrette. Le porte sono aperte, siamo a disposizione di tutti, altrimenti certe cose possono essere mal interpretate. Tutti i dirigenti in scadenza nel 2015? Il 30 giugno 2015 era stato individuato come un punto di arrivo per poi fare delle valutazioni, per fare delle eventuali scelte. Oggi più che mai, io che sono in scadenza, e penso di rappresentare tutti quelli che sono nella mia stessa condizione, dico che prima mi devo salvare, portare la barca in porto, e poi ne parliamo. Del contratto non mi interessa nulla, non è un problema. La soddisfazione della salvezza vale più di qualsiasi altro accordo. Volpi alle nostre spalle? C’è qualcuno che ha scritto queste cose ed è stato querelato. Evitiamo affermazioni che non corrispondono al vero”.

 

UNA STAGIONE DIFFICILE

“Avevamo detto che sarebbe stato un anno più difficile rispetto a quello passato. Eravamo abituati a mangiare caviale, ora ingerire un biscotto nero dà fastidio, ma abbiamo sempre detto che la salvezza sarebbe stato il nostro obiettivo. Se questa è una squadra forte? Questa domanda va fatta a Mandorlini. Per numeri, qualità e per il percorso dei nostri calciatori, possiamo raggiungere la salvezza. Nel calcio non ci sono certezze, non stiamo fermi su alcune situazioni, io credo che la nostra sia una buona rosa. Guardo i dati oggettivi, ci sono stati tanti infortuni che hanno privato l’allenatore della possibilità di fare delle scelte. In questo momento tante valutazioni devono essere fatte, il calcio non è una scienza esatta. La squadra è buona, il direttore sportivo Sogliano è capace, pensavamo di fare meglio, ma l’obiettivo è il finale. Io voglio godere alla fine, non voglio far godere altri in questo momento. Il mercato? Abbiamo valutato che la rosa fosse all’altezza. Fiducia nell’allenatore? I risultati portano alla fiducia, ma non vengono valutati in una o due settimane. Poi, la tipologia della prestazione può cambiare la valutazione sul tuo andamento. Il calcio, fortunatamente, ti dà subito la possibilità di rimediare e domenica ci sarà una partita in cui si può smentire quello accaduto nell’ultima settimana. C’è preoccupazione ma non c’è isterismo, nel calcio deve vincere la razionalità. L’importante sono la quotidianità e il lavoro, abbiamo detto a Mandorlini quanto dovevamo, noi facciamo gli interessi dell’Hellas, non abbiamo intenzione di creare sogni o false illusioni. C’è una settimana di lavoro, bisogna recuperare gli infortunati, occorre una serie di valutazioni che verranno interpretate quotidianamente. Come stanno le cose l’allenatore lo sa, questo è l’importante. Rafael? Mandorlini fa le scelte. Io non mi occupo di cosa ha Rafael, ognuno di noi ha le sue competenze. Siamo un monolite, andiamo tutti nella stessa direzione”.

 

I TIFOSI E I NOSTRI NUMERI

“L’incontro con i tifosi dopo la partita di domenica? Tutti devono avere rispetto di tutti, e questo c’è. Ciò dimostra grande maturità della piazza, e merita grande considerazione. C’è una credibilità che è una base di partenza per tutti noi, è giusto che si chiedano determinate cose, la squadra deve onorare la città, i tifosi, il futuro che rappresenta ed il nostro marchio, da cui dipendono anche il trofeo di Arco vinto con gli Allievi e la finale del Viareggio che abbiamo giocato con la Primavera. Vedere l’attaccamento di queste persone nei confronti della squadra fa sicuramente piacere. Allenamenti all’antistadio? Sono già stati investiti 350mila euro per il rifacimento del manto erboso, c’è un progetto per renderlo agibile dal costo di 300mila euro, siamo in attesa a giorni della firma della convezione grazie alla quale per 9 anni potremo andare all’antistadio. Abbiamo fatto tutto quello che c’era da fare, purtroppo i tempi tecnici burocratici italiani ci impediscono di fare determinate cose. Abbiamo investito una cifra, ne vogliamo investire un’altra e stiamo aspettando la possibilità. “Una valutazione sul mercato? Quest’anno abbiamo fatto operazioni congrue per il miglioramento della rosa, in base alle nostre disponibilità economiche. Noi siamo in grado di garantire la salvezza economica e sportiva, se qualcuno vuole portare la squadra in Champions League le porte di via Belgio sono aperte, il presidente Setti lo ha già detto più volte. Noi siamo qui, stiamo bene qui, vogliamo mantenere la categoria. Rafforziamo quelle che sono le nostre convinzioni con la forza, con l’unione e con lo stare insieme. Facciamo degli errori, perché se si lavora non si può non sbagliare, però abbiamo l’onestà di guardare tutti negli occhi, la dietrologia non ci appartiene perché non ci interessa. I tifosi chiedono di Iturbe, Jorginho, Romulo e Paulinho? L’anno scorso, a gennaio, i soldi ricavati dalla cessione di Jorginho li abbiamo reinvestiti. Iturbe è costato 15 milioni di euro ed è stato venduto per 22. La plusvalenza economica di Jorginho è di 9 milioni di euro, con un debito di partecipazione di 4 e mezzo. Quando verrà risolta la secondo metà o si pareggia la partita oppure, a seconda della cifra di vendita, ci sarà un plus o un minus. Romulo, invece, è stato comprato a 4 milioni e prestato per 1. Sono investimenti, è questione di azienda, si fanno delle valutazioni. Perché prima c’erano i soldi per Paulihno e poi no? I soldi sono tutti all’interno dell’azienda Hellas Verona, ma non è che se ho 5 milioni per un calciatore poi ne prendo 10 per gli stessi soldi. Paulinho era un’operazione di un certo tipo, un prestito con diritto di riscatto obbligatorio pagabile in due anni. Iniguez? Non è arrivato perché sono cambiati i termini economici dell’accordo. Ci eravamo correttamente cautelati facendo venire il calciatore a Verona, che ha svolto le visite mediche e ha firmato il contratto, ma la controparte (l’Argentinos Juniors, ndr) ha deciso diversamente ed è un loro diritto. Perché non abbiamo replicato? Secondo voi una società permette ad un proprio calciatore di prendere un aereo, venire in Italia, se non c’è un accordo di massima per la trattativa? Non vogliamo scendere a quel livello. I nostri ricavi, da Store e marketing, vanno tutti alla casa madre, e da lì decade tutto. Abbiamo fatto qualcosa, ma sempre sotto il nostro marchio, che se non produce non può dare la linfa per vivere quotidianamente. I soldi rimangono sempre nello stesso giro, sapete da gennaio a giugno quanto dobbiamo pagare di IRAP? Tre milioni e mezzo di euro”. 

 

Fonte: Ufficio Stampa H. Verona FC

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