Gardini: “Pretendiamo la verità”!

Foto: Giovanni Gardini (Fonte: L'arena.it)

Le dichiarazioni del direttore generale gialloblù, Giovanni Gardini, relative alla decisione del Giudice Sportivo in seguito ai fatti di Hellas Verona-Milan.

NOI VOGLIAMO LA VERITA’
“Noi tutti stiamo vivendo un momento di grandissima tristezza e incazzatura.Abbiamo iniziato un percorso difficile, pieno di insidie e complicazioni. Piano piano siamo arrivati dove altri non sono riusciti. Un obiettivo l’abbiamo subito raggiunto, e qui colgo l’occasione per ringraziare il Milan. Nel calcio che divide, in un’occasione di questo tipo che si parla di un argomento serio, profondo e sentito ma che non deve essere demagogico, due società che hanno avuto in passato battaglie sportive, dialettiche e di campo si sono unite per dimostrare di volere la verità. Noi pretendiamo la verità, non vogliamo che venga insabbiato qualcosa che non è esistito. Allo stadio, domenica, sono entrate 27.125 persone, e pensare che nessuno, eccetto i tre ispettori della Procura Federale, abbia sentito che in quattro occasioni, considerando anche altri rapporti, 3.000 persone abbiano proferito parole di contenuto discriminatorio, non è ammissibile. Ci sono di mezzo una società, una tifoseria, oltre 220 operatori degli organi d’informazione e 600 steward per una sfida che in campo è stata uno spettacolo. In 4 occasioni, per 4 comportamenti di questo tipo, è stato accusato indebitamente chi fa il proprio lavoro e chi ci mette la faccia quotidianamente, cosa che noi abbiamo sempre fatto in questi anni quando sbagliavamo, come nel caso di Piermario Morosini. Non pretendiamo le scuse, ma la verità. Pensate, 3.000 persone fanno un gesto e nessuno si sente in dovere, tra gli ispettori della Procura Federale, di avvisare le Forze dell’Ordine. E noi non ci possiamo difendere, nel 2014 non possiamo utilizzare il contraddittorio per niente. Non abbiamo armi. Questo è successo a noi, ma potrebbe succedere ad altre squadre. E poi chiediamo a investitori e tifosi di venire allo stadio? Chi mi ripaga del danno? Pensiamo anche alle altre occasioni che hanno coinvolto il Milan, come nelle partite con Pro Patria e Sassuolo. Per i cori di 50 persone i calciatori si sono fermati. Qui no. Questo qualcuno me lo deve spiegare. Serve la verità, tutti noi sbagliamo ma condannare in maniera inesorabile chi fa il proprio lavoro mettendoci passione e professionalità non lo accetto. Basta luoghi comuni, guardiamo presente e futuro, e il presente dice che 3 persone hanno descritto qualcosa che non è stato sentito. Ringraziamo tutti per aiutarci in questa ricerca della verità, ora assumiamoci responsabilmente delle responsabilità. Il rafforzativo è doveroso, perché sono persone che vanno in giro e devono svolgere il lavoro in maniera professionale. Sfido chiunque a trovare un comportamento discriminatorio in 3.000 persone. Quando sbagliamo abbiamo sempre chiesto scusa, in questa circostanza io sono avvelenato prima come uomo, poi come dirigente e come direttore generale dell’Hellas Verona”.

LE NORME CI IMPEDISCONO DI DIFENDERCI
“Io debbo potermi difendermi, e le norme ti impediscono di farlo. Ci possono confermare la sentenza, cancellarla o richiedere un supplemento di indagine. Non so cosa è meglio, ma questa è una domanda che si deve porre tutto il calcio italiano. Non possiamo crearci situazioni di disagio, e Verona non ha fatto niente per meritarsi tutto ciò. L’anno scorso allo stadio Bentegodi sono entrate 400.000 e, escludendo alcune criticità nella 1a giornata, non è mai successo nulla. Grazie a tutti i tifosi, e sto parlando appunto di tifoseria, non di delinquenti. Quelli non ci appartengono. Abbiamo il dovere di dire la verità, che è una cosa assoluta, oggettiva. I cori non ci sono stati, nessuno si è accorto di questo. Sorridere è un eufemismo per descrivere il mio atteggiamento nel leggere il rapporto dei tre ispettori. E’ assurdo e inconcepibile, noi non ci stiamo perché non lo meritiamo e non lo merita il calcio ialiano. L’errore non c’è ma ci viene addebitato, e questo non lo accetto nella maniera più assoluta. Perché è successo tutto questo? Serve la professionalità. Gli ispettori devono essere adeguati alle partite. Il pensare male, con quello che è successo, viene vanificato. E’ tutto fuori da ogni logica e per queste persone diventa un boomerang. Loro avevano l’obbligo di informare le Forze dell’Ordine ma non è stato fatto. E questo è un problema serio. Ci sono persone che non sanno dove sono e come e perchè fanno certe cose. Tutti perdono da un fatto del genere, dal calcio alle tivù. Perché dobbiamo farci un autogol quando non dovremmo? Stiamo affermando una cosa che non è successa, vuol dire proprio essere poco professionali. C’è dietrologia se parliamo di situazioni di difficile lettura, ma qui il dato è oggettivo, assoluto, e dice il contrario di quello che hanno scritto i 3 soggetti. Perché non vengono diffusi nome e cognome degli ispettori della Procura Federale? Questa è un’obiezione corretta, sinceramente non so rispondere. Noi conosciamo i nominativi e posso soltanto dire che non avevano un’esperienza tale da giustificare la loro presenza in una partita così importante”.

COSA SUCCEDERA’? TRE IPOTESI
“Cosa succederà adesso? Venerdì saremo a Roma, dove verrà discusso il nostro ricorso e le opzioni sono tre. O la squalifica verrà confermata, o verrà cancellata o altrimenti si richiederà un supplemento di indagine. Noi porteremo tutto quello che abbiamo elaborato. C’è la possibilità di difendersi ma è come farlo in una lotta fra kalašnikov e cerbottane. Cosa faremo se la squalifica sarà confermata? Abbiamo in mente delle iniziative, ma vogliamo pensare che alla fine la verità prenderà il sopravvento. Una nuova situazione per la giustizia sportiva se saremo ritenuti innocenti? E’ chiaro, siamo alla ricerca della verità. Non vogliamo lasciare nulla al caso, nessuno ha detto una parola, stiamo parlando di qualcosa che non è esisitito. Andremo a Roma con l’audio certificato per dimostrare che non è stato manipolato e vogliamo trasferire principi per approfondire tutto quello che è successo. Noi vogliamo la verità, perché secondo me era già da sottolineare quanto successo lo scorso gennaio con il Napoli. E quando vieni accusato di due cose non fatte in due situazioni diverse, è importante. Conosciamo la partecipazione dei tifosi in casa, noi siamo una delle squadre la cui presenza in tivù in determinati orari è richiesta, quindi pensate un po’ a certe cose. E’ grottesco definire una situazione in tre persone sembrano cadere dalla Luna, arrivano e scrivono senza aver mai avvisato nessuno”.

MILAN, LA VICINANZA PER LA RICERCA DELLA VERITA’
“Milan? Abbiamo parlato tutti, compreso il presidente, e abbiamo trovato disponibilità per la ricerca della verità. Quando si ragiona in termini di principi, due squadre si possono unire con una situazione di questo tipo. Quello che accade nello stadio deve essere percepito chiaramente. Basta pensare ai fischi per Abbiati, quelli si sono sentiti eccome. E noi stiamo parlando di cori che dovrebbero essere stati fatti da 3.000 persone. Noi soli contro tutti? Ci sentiamo meno soli, vogliamo sensibilizzare tutti perché questo può diventare un problema totale. Stiamo facendo una rincorsa alla ricerca della verità”.

IL DIVIETO DI NAPOLI
“E’ una decisione sulla quale non possiamo intervenire. Hanno vietato la trasferta a noi e poi alla Roma, questo giustifica la morte della Tessera del Tifoso. Il San Paolo ha problemi considerevoli, e le normative richieste per giocare in Europa, come la mancanza di barriere, sono diverse da quelle italiane”.

Fonte Ufficio Stampa H. Verona FC

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