Gino L’Onto. La piccola Liverpool

I giovani degli anni Sessanta e Settanta ricordano forse un’epoca nella quale si narra la nostra città pullulasse di germogli di musica pop e rock. Si sono scritti libri e si sono cantati eroi ed eroine locali di quel tempo di concerti nei bar, nelle piazze, alle sagre, di concorsi, di sale prove, di chitarre attorno ad ogni falò acceso dai Lessini al Garda. Era la Verona Beat che ebbe ed ha ancora oggi la sua icona nella canzone dei Gatti di Vicolo Miracoli che con molto acume viene ultimamente proposta anche allo stadio a far da cornice musicale alle imprese del nostro Hellas. Quella Verona era chiamata anche, non senza gusto per l’iperbole, la piccola Liverpool.
Non ce ne vogliano Massimo Bubola o i Nuovi Cedrini, autori di altri inni gialloblù, ma Verona Beat è probabilmente il pezzo più rappresentativo, per quanto datato, del nostro spirito di guerrieri e sognatori. Almeno fino a quando non sarà on air Hellas Verona birra mona e pearà.
Il gol di Caprari a Firenze ci consegna un altro apparentamento con la città dei Beatles: Reds e Gialloblù sono le uniche squadre in Europa ad avere tre giocatori in doppia cifra.
Sane, Salah e Diogo J(ota) da una parte e Simeone, Barak e Caprari dall’altra.
In settimana il Liverpool si è sbarazzato della pur volenterosa squadra ambrosiana nella principale competizione europea per club.
Si sa che ad arbitri pari e seguendo alla lettera il regolamento dell’international board, le squadre nostrane difficilmente conquistano la coppa dalle grandi orecchie con frequenza maggiore di una volta ogni mezzo secolo.
In Italia si disputa uno sport diverso, anzi un giuoco.
Tuttavia ciò non ci impedisce, guerrieri e sognatori, di aspirare ad essere una volta in più la piccola Liverpool in questo finale di stagione senza patemi e toglierci lo sfizio epocale di vincere una volta in casa di una delle compagini con la maglia a strisce. Non succede. Ma se succede…

(Gino l’Onto)

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