La partita di Firenze è per il Verona quello che nel giornalismo sportivo statunitense si definisce un GPS game, una partita che permette di posizionarsi nel mondo, o più precisamente in questa serie A.
A 40 punti la salvezza è archiviata, il quarto anno consecutivo nella massima serie è certo ed è un traguardo generazionale, nel senso che la generazione corrente di tifosi non l’aveva mai sperimentato.
Ora la squadra e Tudor sono di fronte ad un bivio: la salvezza è quanto richiesto, il resto è mancia, soprattutto per le concorrenti bisognose di punti per salvarsi o per raggiungere obiettivi che diano maggior lustro? Oppure la salvezza è una rampa di lancio per superare definitivamente il retaggio di Juric e dei Verona passati e provare a trovare maggiore stabilità nella metà alta della classifica, tenendo un occhio sul traguardo di competizioni europee? (Come diavolo si chiamano quello che un tempo furono la Coppa Uefa e la redivida Coppa delle Coppe?)
Re Igor in settimana ha predicato ardimento e tempra di conquista da cominciare a condurre sul più amico dei campi ostili, dove viola e butei son per sempre fradei, opposti alla squadra di Vincenzo Italiano, il più gialloblù dei tecnici avversari.
È una domenica di fine inverno, si gioca nell’orario più bello del calcio di un tempo: il nostro Hellas comincerà la serie delle scampagnate di fine anno o inaugurerà una stagione di nuovi e più importanti successi?
Foto: instagram Hellas Verona
Gino l’Onto