La grande Anima gialloblù

Non è stato il caso a dettare lo spartito della straordinaria stagione. L’improvvisazione, nel mondo del calcio, non esiste. L’ottavo posto in classifica, a due punti dalla sesta piazza, assume piena maestosità di fronte ad una squadra che per la prima volta dai fasti dello scudetto, rispolvera il blasone dell’Hellas Verona. Il progetto scaligero ha radici profonde: se non fosse stato per i compianti Presidenti Arvedi e Martinelli, il Verona sarebbe sprofondato prima in un fallimento economico (ereditato dal vicentino Pastorello), poi nel in quello sportivo (ad un passo dalla C2). Spettri che però ora sono solo brutti ricordi. Setti ha costruito una Società con la S maiuscola riconsegnando credibilità ad un marchio da troppi anni in balia di un futuro incerto. Le strategie societarie sono state l’origine della rinascita: una programmazione seria e razionale che ha posto le fondamenta e ora sembra in costante ascesa. Professionisti preparati non sarebbero bastati. Qui siamo di fronte a qualcosa di più. Ogni dipendente dell’Hellas ci mette l’anima e lavora sodo per il bene comune. Sogliano, Gardini, Dibrogni e tutti gli altri monitorano costantemente il polso dell’azienda Hellas per farla rendere al massimo. Parallelamente, la solita encomiabile componente della tifoseria che dà una marcia in più alla truppa di Mandorlini. Infine, anche se sarebbero stati da citare per primi, gli splendidi ragazzi in maglia gialloblù: uomini veri, non mercenari. Giocatori che hanno dato sempre tutto dal primo all’ultimo minuto per migliorare la prospettiva di un traguardo finale che soddisferebbe anche i palati più sopraffini. La differenza tra questo e gli altri (pochi a dire il vero) Hellas dagli anni ’90 è la compenetrazione armoniosa di società, squadra e tifosi: dalla loro unione si rivigorisce ogni giorno l’anima dell’Hellas, ancor più luminosa e splendente perchè, come l’Araba Fenice, è nata dalle ceneri della Lega Pro.

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