Il piatto piange

Dopo l’opaca prestazione di Genova, tutto l’ambiente si attendeva una pronta reazione e sotto questo punto di vista, le aspettative sono state sicuramente soddisfatte. Fosse arrivata una vittoria sarebbe stato tutto perfetto invece, alla fine, è giunto un pareggio che, per come è andata, profuma quasi di beffa. Il film dell’incontro racconta, infatti, di un Verona che per buona parte dell’incontro ha tenuto in mano il pallino del gioco, ma che esce dal campo punito, ancora una volta, da due disattenzioni difensive. Gli uomini di Mandorlini, infatti, dopo essere andati vicini al vantaggio in almeno tre occasioni durante il primo tempo, nella seconda frazione di gara, trovato il vantaggio per ben due volte con Toni e Gomez, sono stati raggiunti prima da Baselli e poi da Acquah, bravi in entrambe le occasioni a capitalizzare al meglio le indecisioni della retroguardia di casa. Sotto il profilo dell’impegno e dell’abnegazione nulla è imputabile alla squadra che ha cercato fino alla fine, senza riuscirci, di portare a casa l’intera posta. Il pareggio finale, però, lascia spazio a più di una recriminazione. La nota positiva della giornata è sicuramente rappresentata dall’esordio nell’undici iniziale di Federico Viviani che ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per ben figurare nella nuova categoria. L’aspetto negativo, invece, riguarda la fase difensiva dove, nonostante la poco chiara “cacciata” estiva di Bordin, nulla sembra essere cambiato. Gli interpreti sono gli stessi – Souprayen a parte – e visti i risultati, forse, non era tutta colpa del fidato collaboratore di Mandorlini. Non solo, per quasi settanta minuti il Toro ha costruito tutte le sue azioni più pericolose partendo dalla fascia sinistra – occupata per l’occasione da Pisano e Sala – senza che la panchina gialloblù riuscisse a trovare la benché minima contromisura. Finalmente si è visto all’opera Siligardi che, ingabbiato nelle ferree regole del 4-3-3, si è purtroppo sfiancato in un duro lavoro di copertura e ripiegamento, che ha finito inevitabilmente per condizionare il suo fondamentale apporto alla fase offensiva. Il modulo scelto da Mandorlini, inoltre, continua a penalizzare Giampaolo Pazzini, escluso anche oggi dall’undici titolare e chiamato in campo solamente quando mancavano poco meno di dieci minuti dal termine. Una mossa dettata, pertanto, più dalla disperazione che da una precisa idea tattica. Come si vede, quindi, non è tutto oro quello che luccica perché, nonostante la buona prestazione sotto il profilo dell’impegno – va comunque detto che se alla fine il Verona avesse vinto non avrebbe rubato nulla – i dubbi restano.Dopo queste prime tre giornate, quindi, il piatto piange – due punti in tre partite non sono certo un gran risultato – ma bisogna forzatamente essere ottimisti perché è sicuramente troppo presto per scrivere sentenze. Le prossime tre partite, due delle quali lontano dal Bentegodi, sapranno dirci sicuramente qualcosa in più…

Enrico Brigi

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