Il pollo A.I.A.

di Massimo Recchia 

“Conosco i miei polli” si usa dire quando si prevede un’azione chiamata più che casuale. 37 anni nel pollificio, che porto ancora nel mio cuore e che mi hanno dato tanto, concorrono ad avere educato il cervello e la psiche nel ragionare in sintonia con questi bipedi vestiti una volta di nero ora di violetto o peggio rosa gay pride . Nei primissimi anni di carriera del giovane pollastro le sfide fra le compagini giovanili erano limpidamente giudicate, al netto degli errori umani, con rarefatta vivisezione, tanto da rendere ogni gara un mattatoio di illustri capobranco. Con il tempo il pennuto lasciato libero di beccare in campi aperti e colmi di galline molto esigenti, fiutava la possibilità di beccare mangimi prelibati anziché il pastume stile juve-stabia. Compagini senza Stabia andavano sempre più facendosi avanti e la direzione di questi “cippi miliari” garantiva compenso vicino ai 300.000 euri annui. Ovviamente meno problemi con loro più possibilità di beccare. Più problemi con loro maggiori possibilità di ritornare nel pittificio a ciucciarsi il mescolone di granaglie proveniente da fukushima. La carriera dei pollastrelli in colori fluo ed attrezzati tecnologicamente come cloni di star wars incontrava nel massimo apice carrieristico ed in più momenti quel cippo e la forza della società, che per suo diritto sportivo e di potentato, non esitava a porre veti alla direzione futura di un pollo rispetto altri. Trasferiamo ora tutto il ragionamento alla massima serie e valutiamo: un pollo importante avrà spesso incontri con cippi miliari importanti, mentre per cippi meno visibili se non quasi identificabili per l’anno venturo il discorso diventa meno complesso. Dirigere l’Hellas Verona con qualsiasi altra non pericolante coincide con il garantirsi per l’anno successivo zero veti e zero problemi per un capopollo da serie A. Dirigere Juventus, Roma, Fiorentina e Inter, oltre al grande prestigio spiana altre appetitose opportunità per il polletto che fino dieci anni prima stimava ugualmente e giudicava serenamente la Juventina Poiano contro le Officine Bra o il Grezzana. 

La carriera del pollo è collegata alla serie dove viene impiegato ed ai cippi miliari che dovrà dirigere. 

Radere al suolo improvvidamente, come le massaie berlusconiane, le certezze future per aggiudicarsi molti più veti che pacche sulle spalle non garantisce molta popolarità ne’ tantomeno la permanenza a 300.000 euro l’anno. Anzi rischia di passare più in fretta di altri pennuti dalla gabbia alla confezione famiglia in offerta da Martinelli. 

Per questo Rebic colpito non viene visto ne’ dal pollo di Schio sul fondo del campo ne’ dal suo capo di Latina.

E non è malafede, credetemi, stavano solo distraendosi beccando un golosissimo mangime di serie A.

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