Il potere di D’Amico nel dire no alle grandi e gustarsi l’Amarone

Venghino signori, venghino, che qui c’è il vino buono e a pochi soldi. Ahinoi, era vero. Gennaio 2014: prima offertuncola del Napoli a Sogliano per Jorginho, fatta! Già sei anni di Setti dopo, a gennaio 2020, qualcosa era cambiato: gioco al rialzo di D’Amico, fino alle offertone di Napoli e Fiorentina per Rrahmani e Amrabat, cessioni ok ma partenze solo a giugno.

Da lì in poi la musica è cambiata del tutto. Vedere denaro, dare cammello. Per Kumbulla, D’Amico se l’è tirata come una modella durante la Milano Fashion Week e ha ottenuto quello che voleva, per Lovato il prezzo (altissimo) l’ha fatto lui e non l’Atalanta, per Silvestri e Zaccagni ha guadagnato il massimo possibile visto che erano in scadenza e non c’erano margini per un rinnovo.

Oggi il Verona non ha immediata esigenza di denaro sonante, può permettersi di dire dei no e di rifiutare certe offerte, soprattutto se non ci sono contratti a scadenza, che poi sono l’unica chiave di volta in mano di procuratori o acquirenti. E così Lasagna in prestito secco alla Lazio è poco più di una barzelletta, mentre Barak oggi al Milan con pagamento (basso) a giugno è una notizia da quotidiani sportivi nazionali, ma non di certo da agenda di D’Amico.

Lazio e Milan hanno problemi di liquidità, devono cedere, più che acquistare, e nessuna delle due oggi può permettersi le cifre che il Verona chiede, anzi esige, per Lasagna e Barak. Significa che i due resteranno a Verona? No, perché se il denaro arriva, nessuno è incedibile. Significa però che Milan e Lazio non devono sentirsi superiori e che il manico del coltello non è certo dalla parte loro.

Questo “potere di mercato” acquisito da D’Amico e dal Verona negli ultimi anni offre inoltre la certezza che se ci sarà una partenza, arriverà subito un sostituto all’altezza. D’Amico aveva già bloccato Caprari, ancora prima di cedere Zaccagni, come aveva Montipò in mano con Silvestri ancora in ritiro con l’Hellas. Il dialogo con l’Atalanta per Miranchuk è iniziato un mese fa, quando ci sono state le prime chiacchierate (in inglese) per la cessione di Barak. Il russo al posto del ceco? Probabile, ma non è detto. Perché potrebbero giocare insieme fino a giugno e poi Barak potrà davvero salutare con tanto di plusvalenza.

Insomma, il Verona non è più soltanto da parte sinistra della classifica dal punto di vista sportivo, ma lo è diventato anche nelle stanze dei bottoni e in sede di mercato. E che adesso venghino pure i presunti ricchi e furbetti in cerca del vino buono. L’Amarone li aspetta, ma il prezzo lo fa Verona.

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

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