Il week-end gialloblù in tre fotogrammi

L’hanno chiamato il derby della Var. Senza la tecnologia, sarebbe finito 4-1 per il Chievo, con molte polemiche del popolo dell’Hellas: l’arbitro non avrebbe dato il rigore sul mani di Gamberini e avrebbe concesso il gol di Stepinski in fuorigioco. E se la Var avesse funzione anche sui cartellini gialli, probabilmente avrebbe tolto anche l’espulsione di Zuculini. È andata come doveva andare, con il Chievo che è più squadra, più esperto e soprattutto più organizzato di un Verona che va salvato solo per l’impegno e il cuore messi in campo. 

Andiamo ad analizzare il derby della Var attraverso i nostri consueti fotogrammi. 

Primo fotogramma lo dedichiamo al pubblico di fede Hellas. Sembra una frase scontata, sembra un film già visto, ma se il Chievo vince in campo, il Verona stravince sugli spalti. I tifosi del Verona sono la forza di questa squadra e anche ieri la rimonta è arrivata anche grazie alla loro spinta. I pochi tifosi del Chievo sono invece la fortuna della squadra della Diga: senza le pressioni dell’opinione pubblica e della piazza, senza l’assillo della vittoria, con semplice programmazione e concretezza e senza badare più di tanto alla forma, Campedelli riesce a stare in alto da 15 anni. Nella sponda Hellas tutto ciò sarebbe praticamente impossibile.

Secondo fotogramma lo dedichiamo alle carte di identità dei giocatori in campo. Ad un certo punto Dainelli doveva marcare Kean e Lee che, insieme, hanno meno anni di lui! Chievo squadra vecchia ed esperta. Verona giovanissimo ed acerbo. Nessuno deve lamentarsi per questo, sono scelte societarie. E tecniche. Perché Pecchia decide di togliere lo spauracchio della retroguardia clivense, Pazzini, per mettere un giovannissimo che a Dainelli e Gamberini non ha procurato alcun brivido né sulla schiena, né, poi, in campo. Mentre il furbissimo Maran ha inserito nonno Pellissier e tutto il popolo gialloblù dell’Hellas, compresi Caracciolo e Souprayen, ha pensato: “ecco che ci segna proprio lui”. Il calcio non è solo fisico e tecnica, ma conta soprattutto la testa. Togliere Pazzini ieri e vedere entrare Pellissier, mentalmente significava fare un grande regalo al Chievo. E così è stato.

Terzo e ultimo fotogramma va di diritto ai calci piazzati. Da quando è iniziata la gestione Pecchia, i calci piazzati sono sempre stati un problema. Sia in attacco, dove il Verona segna raramente o crea pochissime occasioni da palla inattiva, sia in difesa, dove subisce sempre la maggior parte delle azioni da gol avversarie. Questione di attenzione, di concentrazione, ma il calcio piazzato è un elemento fondamentale nel calcio moderno, soprattutto in Serie A. Il Chievo visto nel derby, con semplici (ma in realtà illegali) blocchi in area di rigore faceva trovare smarcati alcuni uomini sulle punizioni velenose di Birsa. Questa è tattica e molte volte le partite si vincono anche così.

Damiano Conati

Federico Messini nasce a Villafranca di Verona il 15/05/1990. Studente in lettere moderne presso l'Università degli studi di Trento. Scrittore e cantautore ha all'attivo due pubblicazioni : "Il gioco degli spiccioli" uscito nel 2013 e "Il doppiatore" uscito nel 2016.

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