Ionita: “Sto recuperando. Vinciamo il derby”

Artur Ionita, centrocampista moldavo dell’Hellas Verona, è intervenuto ai microfoni di Radio Bellla & Monella, official radio dell’Hellas Verona. Ecco le sue principali dichiarazioni:

Artur, notizia freschissima: ti hanno eletto il miglior giocatore della Moldavia. Come ti senti?

Sono molto felice, contento per me e anche per la nostra squadra, l’Hellas, che mi ha aiutato tanto. Devo ringraziare il mister e tutti i compagni, è un’altra motivazione per andare avanti e lavorare di più.

Parliamo di Italia, di Verona. Come sta la squadra in vista del derby?

Per me è difficile dire qualcosa perché ho visto la squadra stando lontano dal campo a causa dell’infortunio. Si è preparata molto bene, sono sicuro che sarà una gara giocata bene, come sempre. Starò vicino alla squadra dalla tribuna, anche se è più difficile rispetto all’essere in campo o anche in panchina.

C’è tanta pressione positiva da parte dei tifosi, arriva questo messaggio alla squadra?

Sì certo, anche se parla la società al posto dei giocatori, loro sanno come si devono allenare per fare bene, per una partita come questa.

Qual è il messaggio di Ionita ai tifosi in vista del derby?

Prima della partita si può parlare tanto, dire che siamo motivati, ma bisogna parlare di meno. La squadra in campo deve vincere e dopo questo, solo dopo questo, si può dire di tutto.

Come ha fatto Sean Sogliano a trovarti e, per di più, a parametro zero uno che ha tutte le carte per diventare un campione?

A dire la verità nemmeno io lo so. Campione… non lo sono. Per diventare un campione si deve lavorare tanto, si deve migliorare, ci vuole pazienza. Quando giocavo in Svizzera ho sentito solo un paio di volte che c’era gente che veniva a guardare le partite, ma non so di più. Non so chi mi ha osservato.

Passiamo alla storia recente. Il 21 settembre segni il gol decisivo nella trasferta contro il Torino, diventando il primo moldavo a segnare in serie A.

Sono stato molto felice di questa cosa. Non perché ho fatto gol, ma perché abbiamo vinto. Questa era la cosa più importante. Per me era importante far vedere al mister che ero pronto a fare di più, e credo di aver fatto vedere delle cose buone.

Artur ma adesso come stai? A che punto sei con il recupero dal tuo infortunio?

Non è un momento facile per me, perché il mio obiettivo era di stare vicino alla squadra fino alla fine e giocare più partite possibili. Sto migliorando ogni giorno, ma non sto ancora abbastanza bene da tornare in campo.

C’eri già stato in una radio? Sembri un po’ in soggezione…

Mai stato in radio, queste sono cose nuove per me, e non mi sento tanto a mio agio a parlare. Mio padre diceva: “Parlare poco e fare molto”.
Tuo padre. Hai dedicato a lui il tuo primo gol. Hai commosso tutti.
Sì perché mio papà mi è stato vicino nei momenti difficili come il primo anno in Svizzera, con una lingua difficile. Ci sono stati dei problemi e, anche se non era vicino a me fisicamente, a telefono mi motivava sempre e mi dava la forza per andare avanti. La stessa cosa in Moldavia, quando a 17 anni sono andato via a giocare in un’altra squadra: lui mi diceva di lavorare sodo, che se volevo andare via dalla Moldavia dovevo farlo. Per me è un idolo.
Niente può sostituire la vicinanza di un papà, ma a Verona i tifosi ti hanno coccolato e fatto sentire a tuo agio…
È una tifoseria incredibile. Siamo andati a giocare anche in stadi come San Siro, ma come qui da noi non ce n’è. Io voglio dare il meglio di me, aiutare la squadra e fare molto bene.

Passo indietro. Com’era il clima prima di Udine in spogliatoio, quando da otto turni il Verona non vinceva?

È una cosa che ti motiva a vincere. Dopo otto partite che non ci riesci è difficile vincerne una, ma dopo è ancora più difficile vincerne un’altra, perché le squadre sono sempre più motivate. Ma come ho detto, la squadra ha fatto una settimana molto buona, sono sicuro che domenica sarà una bella gara.

A Udine Luca Toni ha fatto il suo gol numero 300 fra i professionisti. Com’è stato arrivare in una squadra con un campione così?

Incredibile. Tu mi hai chiamato “aspirante campione”… Luca è veramente un campione, è l’unico a cui si può attribuire questa parola. Abbiamo tanti giocatori molto buoni in squadra, ma per me lui è l’unico che merita di essere chiamato così.

Toni durante gli allenamenti ha molta cura dei giovani, vi parla molto, è un po’ anche un maestro…

Sì, e questo fa bene a noi giovani che lo dobbiamo ascoltare. Lui parla sempre, in campo e anche fuori. E questa è una buona cosa. Poi ci sono anche giocatori come Marquez e Saviola, che aiutano molto.
Toni ha vinto un mondiale, ma tu fai parte della Nazionale moldava, mica poco!
È importante e anche un onore. La Nazionale per tutti i giocatori è importante. È il nostro Paese, il nostro onore, si deve dare tutto, come nella nostra squadra di club.

Tu hai giocato nel campionato moldavo, poi in Svizzera e in Italia. È stato un crescendo, qual è la differenza che hai trovato fra i diversi campionati?

La Serie A è un campionato che non ha paragoni con quello svizzero e con quello moldavo. In Svizzera ci sono quattro o cinque squadre come Basilea o Young Boys, ma in cima alla classifica alla fine sono sempre le stesse. Qua si può vincere con tutte le squadre, e si può anche perdere, perché tutte le squadre sono forti, con giocatori di valore. È un campionato durissimo.

Andrea Mandorlini visto da Artur Ionita.

Ha vinto tutto in Romania e ha fatto stagioni molto importanti con il Verona portandolo fino in Serie A. È un allenatore molto importante. Io mi trovo molto bene con lui, è esigente e vuole sempre di più da un giocatore.
Ci avviamo alla fine del 2014. Qual è il progetto di Artur Ionita per il 2015?
Tornare a giocare, prima di tutto. L’infortunio per tutti i giocatori è una cosa difficile, ma spero di tornare al più presto e più forte di prima.

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