La chiave bulgara

di Massimo Recchia 

Leggo sempre più frequentemente di ville o appartamenti di lusso svaligiati con destrezza e velocità da parte di ladri forniti di semplici ma alquanto efficaci strumenti di effrazione come le chiavi bulgare. Questi utensili frutto della fantasia e internazionalizzazione del delinquere, permettono l’apertura delle porte blindate in poche fasi se queste sono equipaggiate da serratura a chiave con doppia mappa. Ecco, in sintesi l’Hellas Verona. Una villa di lignaggio ricca di statue marmoree, quadri anche d’autore e qualche imitazione da mettere in bella vista per il distratto ospite. All’atto della ristrutturazione nel periodo estivo veniva esautorato il precedente custode che non fidandosi delle continue visite aveva anche due rotwailer liberi in giardino. Custode e cani ora licenziati, e una bella passata di sidol sulla vecchia serratura degli anni 2000 in bella mostra sul portone. Era luglio e nonostante il ferramenta, ancora non chiuso per ferie, avesse avvertito che sarebbe stato un investimento cambiarla si è preferito acquistare invece un altro paio di bei quadri per valorizzare l’interno addobbato con tendaggi con tanto di brand e tessuti dai colori ispirati alle squadre di recupero di baywacht. Il costo si sapeva, la marca pure, chiamasi Storary made in italy, persino, eppure ostinatamente nessuno ha preso sul serio la chiave bulgara. 

Il portone è stato violato più volte, scassinato rubando gioielli e molte tele sono state perdute. Bastava una serratura nuova, forte con i forti e pratica con i praticoni, e così i pochi ma dignitosi quadri sarebbero rimasti appesi al loro posto.

Cani! .. In giardino. 

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