Pensieri sparsi. A testa alta con le big, ottavo posto giusta dimensione. Oggi.

Il tifoso di calcio, si sa, è un inguaribile incontentabile. Perché il tifoso, come è giusto che sia, sogna. Sogna sempre qualcosa in più e con impazienza. Cosa che ovviamente va a cozzare con la programmazione, gli investimenti e la diversa mentalità dell’imprenditore proprietario della società, che, a meno che non ne sia tifoso e innamorato come era Moratti per l’Inter, difficilmente antepone il cuore alla razionalità.
Il Verona, grazie a D’Amico e Juric, ha ritrovato i fasti degli anni ’80. Con Setti la società si è strutturata, il settore giovanile inizia a funzionare bene, c’è un’organizzazione lineare, precisa e per certi versi invidiata da molte società professionistiche. Ora che la prima squadra vince e si è stabilizzata tra le prime 10 della Serie A, è ovvio che il tifoso inizi a sognare a qualcosa in più. Giustamente, in quanto tifoso.
Però è pensabile un Verona più su di così? Con un allenatore forte come Juric in panchina, la differenza la può fare il monte ingaggi, come dimostrato nella partita di domenica contro la Lazio. Se paghi di più di stipendi, hai giocatori più forti che ti risolvono da soli gare equilibrate. Non solo, se alzi il monte ingaggi, qualche tuo giocatore può permettersi di rifiutare offerte più importanti per restare a Verona e dare continuità alla squadra.
Qualcosa sta indubbiamente cambiando. I giocatori di proprietà ceduti in estate sono finiti in big come Roma (Kumbulla), Napoli (Rrahmani) e Palmeiras (Empereur), tutte squadre di un livello più alto del Verona. Solo Amrabat ha scelto Firenze che era ed è dietro ai gialloblù in classifica.
Il Verona di Juric e D’Amico comincia ad avere stabilità e credibilità e i procuratori spingono perché un loro giocatore possa accasarsi in gialloblù. Cosa serve per un salto in più?
Visto che il presidente non è miliardario, la recente esperienza ha insegnato che qualche altra cessione importante non guasterebbe, se sarà rimpiazzata a dovere: con i soldi di Kumbulla, ad esempio, sono arrivati Çetin, Diaby, Cencellieri, ma anche Lasagna, Pandur, Rüegg, Tameze e Günter. Non poco. Con nuove plusvalenze e continuando con questa politica nel calciomercato, il Verona può rinforzarsi ulteriormente e alzare lentamente il monte ingaggi dell’intera rosa. Lentamente, appunto. Ma servono pazienza e programmazione. Solo così si potrà davvero sognare di puntare alle prime sette posizioni in classifica.

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

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