Pensieri sparsi. Juric come Conte. Verona non può perdere questo tesoro

Una settimana fa Ivan Juric ha fatto capire che di fatto lui non è solo l’allenatore del Verona, ma ne è il manager e il motivatore. Ecco alcune di quele parole: “Secondo me in questi due anni si sono fatte cose belle, perché sono nervoso, maleducato, mi scontro con la società. Io ho questo bisogno di crescere, di mettermi in gioco e in dubbio e di migliorare: questo ti porta avanti. In questi due anni a Verona si sono fatte cose bellissime con la voglia, ma anche con i litigi e gli scontri. E mi rimprovero che quest’anno dovevo essere più cattivo, dovevo rompere di più all’inizio“.
Nell’ascoltare le parole di Juric, sembra di sentire l’Antonio Conte di un anno fa che protestava senza tanti giri di parole contro la proprietà nerazzurra. Alla fine l’Inter l’ha accontentato in tutto, ben sapendo che in alcuni casi avrebbe buttato via i soldi, come con Vidal, Young o Kolarov. Chiaro, non gli hanno dato carta totalmente bianca, come nella richiesta di avere un altro attaccante importante oltre a Lukaku, Lautaro, Sanchez e Pinamonti. Ma l’hanno accontentato quasi su tutto e oggi l’Inter, grazie alla vittoria con giallo sul Verona di Juric, si appresta a vincere lo Scudetto bloccando l’egemonia bianconera.
Juric è come Conte. Sarebbero mai arrivati Bessa, Sturaro e Lasagna a gennaio senza Juric? L’impressione è che questi tre acquisti siano stati conclusi solo per far contento l’allenatore. Farlo contento e probabilmente anche tenerlo tranquillo per alcuni mesi. Fino ad oggi, quando Juric sta tornando alla carica con la società con la richiesta di programmazione e più attenzione in sede di mercato.
Se volessimo guardare allenatori diversi da Conte e Juric, ci vengono in mente il Pecchia di Verona e il Pirlo della Juve attuale. Stiamo parlando di allenatori aziendalisti che non hanno mai fatto polemica contro la loro società e che hanno sempre accettato passivamente cosa avveniva nella stanza dei bottoni. E così a Pecchia a gennaio presero gli impalpabili Aarons e Petkovic vendendo Caceres e Zuculini, mentre a Pirlo hanno dato una squadra con un solo attaccante centrale e senza terzini sinistri veri, tranne l’imberbe Frabotta. Risultato finale dell’allenatore aziendalista: fallimento. Ben diverso dai risultati di allenatori ambiziosi e più pretenziosi.
Attenzione però. I Conte e gli Juric devono anche tenere in considerazione la realtà attuale del mondo. Ieri Mihajlovic ha lanciato l’allarme sul Bologna dicendo che causa Covid in estate dovranno vendere i migliori giocatori. Pretendere è importante, non accettare supini tutte le decisioni del presidente è fondamentale, ma vanno fatti i conti con la realtà, che oggi economicamente è sempre più dura. Basti pensare che anche l’Inter di Conte stava per abboccare alla Superlega e i suoi supersoldi.
Ecco che quindi Juric e Conte non sono solo allenatori. Ma sono anche i primi tifosi, sono la benzina costante che fa funzionare il motore di Verona e Inter. Vanno assecondati fin dove si può, ma vanno soprattutto sopportati, con grande pazienza. E qui i complimenti vanno a D’Amico e Marotta, dirigenti perfetti in questi contesti.
Tutti oggi si chiedono se Juric resterà a Verona l’anno prossimo. Il mercato di gennaio ha fatto capire qual è l’intenzione della società e la strada intrapresa pare quella giusta. Ora speriamo che le perdite con la pandemia non abbiano fatto cambiare idea a Setti.

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

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