60 minuti di “non Hellas”: 15 a Roma, un tempo intero a Udine. Squadra in confusione, deconcentrata, priva di tutte le certezze. E infatti alla Dacia Arena sono bastati tre cambi per tornare alla normalità, al bel Verona a cui ci ha abituati Ivan Juric.
Non è un problema fisico e probabilmente nemmeno tecnico, considerato che l’Hellas una volta tanto è uscito rinforzato dal mercato di gennaio. Probabilmente è tutto dovuto a qualche esperimento tattico e di scelta dei giocatori da mandare in campo.
Lasagna sulla trequarti è parso totalmente spaesato, per stessa ammissione del tecnico. Ma anche Barak in mediana non ha ripetuto quanto di buono mostrato a Roma ed è stato sopraffatto dai centrocampisti fisici dell’Udinese. È bastato un mediano vero (Ilic) e la musica è subito cambiata.
Dimarco poi nei tre dietro fatica tantissimo e forse sono più i difetti che i pregi nel vederlo in quella posizione: siamo al quarto errore clamoroso, ma se con Crotone e Napoli i suoi “buchi” difensivi non hanno influito, a Parma e Udine il Verona ci ha perso 6 punti. Juric non vuole rinunciare a Lazovic, ma visto che il serbo è un lontano parente di quello visto da queste parti un anno fa, forse Dimarco può davvero pensare di tornare titolare sulla sua fascia, dove a tratti in questa stagione è risultato straripante.
La gara interna con il derelitto Parma di questo periodo capita a puntino, perché il Verona può far riposare Faraoni e Zaccagni a causa della loro squalifica e può permettersi di dare minuti importanti a Vieira e Sturaro per riportarli alla forma migliore.
Il favoloso girone di andata e i 30 punti accumulati hanno fatto passare questi 60 minuti di “non Hellas” in secondo piano. Ma Juric ha saldamente in mano le chiavi della squadra e quindi già dalla prossima gara potremo rivedere il vero Hellas, il suo Hellas.
Damiano Conati