Sono due i Verona che Ivan Juric ci ha permesso di ammirare quest’anno. Quello della prima parte di stagione che era una squadra tutta nuova, senza automatismi rodati e, a detta dello stesso tecnico, lontana dalla sua idea di calcio. Però quel Verona correva più degli altri, fisicamente ogni interprete stava meglio dell’avversario di turno e le mancanze tattiche o tecniche venivano sopperite dalla freschezza atletica che, inserita nelle idee di calcio di Juric, ha portato ottimi risultati.
Poi da gennaio in poi ecco il secondo Verona. Più organizzato, con un’idea di calcio propositiva e, di nuovo a detta dello stesso tecnico, vicinissimo a quello che Juric ritiene il miglior modo di giocare. Però la tenuta fisica e mentale è venuta un pochino a mancare. Qualche giocatore, spremuto nella prima parte di stagione, ha tirato il fiato negli ultimi tempi. Qualche altro ha indubbiamente accusato una flessione, legata anche alla mancanza di preparazione estiva. Il Verona di oggi è più bello da vedere. Distrugge il calcio degli avversari, ma è in grado anche di proporre il proprio calcio, con trame articolate e organizzazione. Il problema è che meno lucido, fa più fatica nella fase di recupero settimanale e nei 90 minuti. Se a dicembre un giocatore del Verona correva in ugual misura per 95 minuti, anzi, con la condizione in crescendo durante il match, oggi al minuto 70 qualcuno inizia già a chiedere il cambio.
Quale sia il Verona migliore? Non è facile a dirsi e la soluzione sta probabilmente nel mezzo. Non serve molto. Non disfare totalmente la squadra in estate, ma tenerne l’ossatura, riuscire a fare una preparazione estiva vera, sperare di non avere contrattempi legati al Covid.
Se il Verona di oggi, con questa doppia identità, è a ridosso delle 7 big, con questi ingredienti può davvero puntare ad accorciare le distanze da chi lo precede. E sognare in grande.
Foto: Instagram Hellasveronafc
Damiano Conati