Quando il paracadute non serve per volare

L’Hellas arrivava da tre stagioni di Serie A, da una formazione societaria e tecnica ampia e costosa, da una rosa con contratti molto onerosi e duraturi. 

Carpi e Frosinone di contro erano appena salite nella massima serie, non avevano operato grossi investimenti e il monte ingaggi tra staff e giocatori non era altissimo.

Quando queste tre squadre sono retrocesse in Serie B un anno fa, il famoso paracadute, anche se notevolmente diverso come sostanza, in una visione di insieme poteva essere un introito molto simile.

Venticinque milioni all’Hellas, dieci milioni a testa a Carpi e Frosinone. Ricordiamo che Spal e Benevento non hanno avuto nulla di tutto ciò. 

Alla fine del campionato cadetto, possiamo finalmente tirare le somme. 

La Serie B è un torneo lungo, dove spesso la componente fisica prevale su quella tecnica. 

È studiato affinché le grandi non possano fuggire e ci sia equilibrio fino all’ultima giornata: tetti salariali, rose ridotte al minimo, giovani da far giocare. 

Fino alla penultima giornata praticamente tutte le squadre erano concentrate a contendersi qualcosa: chi la salvezza, chi i play out, chi i play off, chi la promozione diretta. 

Non di certo come la Serie A che già a gennaio era diventata mera passerella (per fortuna ci ha pensato Martusciello a cambiare un finale brutto e scontato).

In tutto ciò hanno vinto tre squadre che l’anno scorso non erano nemmeno in Serie B, composte da un ottimo mix tra giovani e vecchi (media età molto simile, intorno ai 26 anni), costruite intorno a tre goleador che hanno comprato a parametro zero: Antenucci della Spal, Ceravolo del Benevento e il gialloblù Pazzini.

Questo campionato cadetto ha insegnato che nulla è scontato e questo finale di stagione ha messo in risalto ancora di più l’impresa del Verona. 

Vincere, facendo quadrare i conti e pensando anche al futuro, non è facile. 

Per le paracadutate Frosinone e Carpi quest’anno è rimasta solo la delusione. La Spal dovrà rifondare un gruppo composto in questa stagione da tanti prestiti. Il Benevento aveva già quest’anno un bel -1 in classifica dovuto al fatto di non aver corrisposto le ritenute Irpef e i contributi Inps relativi agli emolumenti dovuti ai propri tesserati o dipendenti per le mensilità di gennaio e febbraio 2016.

Il Verona? Con il paracadute di 365 giorni fa ha sistemato tutti i suoi conti, con le cessioni di alcuni elementi (Gollini, Ionita, Helander, Wszolek) si può permettere staff più ampi e contratti anche onerosi (Pazzini e Romulo su tutti), ha saputo valorizzare giovani di proprietà con pochissimi prestiti arrivati quest’anno. 

Non c’è dubbio: forse poteva soffrire meno e arrivare a festeggiare qualche settimana prima, ma nel calcio, come nella vita, ciò che conta è il risultato.

Damiano Conati

Federico Messini nasce a Villafranca di Verona il 15/05/1990. Studente in lettere moderne presso l'Università degli studi di Trento. Scrittore e cantautore ha all'attivo due pubblicazioni : "Il gioco degli spiccioli" uscito nel 2013 e "Il doppiatore" uscito nel 2016.

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