Il presidente Setti, a destra, a colloquio con l’allenatore laziale Pioli, giovedì sera prima del …
Sogni e realtà. «Il decimo posto sarebbe come entrare in Europa League, dovessimo fare meglio allora quella diventerebbe la nostra Champions».
L’immagine rende bene, come un bel capo su misura disegnato dagli stilisti di Maurizio Setti. Il Verona è tutte e due: ampi orizzonti e piedi per terra. Da Rafa Marquez a Campanharo, dalla stella alla promessa. Ricordare la propria dimensione e ripassare la lezione a volte serve. «Prima di tutto la salvezza, in Serie A c’è chi ha rose costate rispetto a noi dal doppio in su», sottolineava Setti dopo il pari con la Lazio, ossigeno puro per cancellare le sei sberle di Napoli. C’è di più. Il Cesena, intanto. Con la certezza che «se dovessimo tornare a casa con una vittoria forse daremmo un senso a tutto il campionato».
MEGLIO ORA DI ALLORA. Setti ha aggiunto il suo parere al tema dominante di questi mesi: più forte il Verona di un anno fa o questo? Meglio quello con Jorginho, Romulo e Iturbe oppure l’Hellas di Rafa Marquez e Nico Lopez? «Quest’organico mi pare più solido – il pensiero del presidente – a differenza dell’anno scorso questa squadra ha più possibilità di far ruotare i giocatori ed i cambi possono fare la differenza.
Ci sono ancora tanti infortunati che non hanno avuto modo di mostrare il loro valore. Abbiamo 17 giocatori nuovi. E ci sono stimoli nuovi. Il gruppo di prima era insieme da tanto tempo, è normale che ora ci siano da ridefinire alcuni equilibri. Del Verona della Lega Pro e della Serie B quanti ne saranno rimasti? Quattro o cinque. Un paio di situazioni e un pizzico di sfortuna non ha permesso ad alcuni di far vedere ciò che sanno fare, ma credo che rispetto all’anno scorso il gruppo sia più compatto».
PAZZA IDEA. Prendere in due anni gente come Toni, Marquez, Saviola, Iturbe, Marquinho e Nico Lopez vuol dire che il Verona sa alzare l’asticella, pur restando nei suoi parametri. Nomi da far girar la testa, anche se i primi tre Sean Sogliano li ha presi a parametro zero. Facile restare nell’area dei campioni veri, con certi esempi sotto gli occhi. Anche quando dal cilindro del mercato spunta (e non è la prima volta) un profilo come Gianpaolo Pazzini, uno che guarda caso i primi passi da campioncino li ha mossi nell’Atalanta di Andrea Mandorlini e per due anni, fra il 2005 ed il 2007, compagno alla Fiorentina di Luca Toni, che magari gli avrà raccontato fra un sms o una chiacchierata dal vivo com’è giocare a Verona. Pazzini al Milan non trova spazio perché Inzaghi dal centravanti vuole soprattutto un uomo di manovra e non un finalizzatore puro. Nome caldo per tutti, quello di Pazzini. Già da gennaio, anche perché il suo contratto scade a giugno e l’ipotesi di vederlo andar via senza beccare un euro non sarebbe il massimo della vita per Berlusconi e Galliani.
SCENARIO VIVO. La Fiorentina potrebbe muoversi a breve, il Verona non ha scartato l’idea. «Non dico mai di no io – ha sottolineato Setti – è giusto sognare ed avere la possibilità di sperarci. Magari una cosa che non t’aspetti si può realizzare, al contrario di quel che è successo quest’estate quando avevamo di fatto acquisito un giocatore importante che poi non è più venuto». Paulinho scelse il Qatar ed il Verona prese altre vie. «Se mi chiedete di Pazzini rispondo che per ora stiamo fantasognando. Senza andare però a cercare Pazzini, che è un giocatore valido ma in questo momento irraggiungibile per noi, ricordiamoci di quelli che abbiamo in rosa e che siamo stati orgogliosi di aver preso».
Fonte: L’Arena