Setti, questione di modelli

Maurizio Setti aveva iniziato la sua avventura a Verona parlando di brand internazionale, di crescita sotto ogni aspetto e di modello Borussia Dortmund.
Il presidente aveva investito i primi anni proprio in questa direzione e sembrava che a Verona si potesse pensare di tornare al grande calcio.

Poi però qualcosa era andato storto.

Qualche errore nelle scelte, alcune difficoltà economiche, la sfortunata retrocessione con una squadra che aveva Pazzini, Toni e Rebic in attacco. E si è passati ben presto al modello Crotone: obiettivo salvezza in A all’ultima giornata, se non addirittura retrocessione dignitosa con priorità ai conti.

Con l’arrivo di Juric è cambiato di nuovo tutto. Intanto Setti ha capito che il brand Hellas può essere valorizzato grazie alla sua storia, alla sua tradizione e ai suoi tifosi. Poi si è tornati a investire nei ruoli dirigenziali: un ufficio stampa di livello, una nuova sede sociale di proprietà, uno staff importante per l’allenatore e da quest’anno anche per il direttore sportivo, che potrà contare su un’area scout da Serie A. Ora si parla di modello Atalanta, ma per la prima volta non è Setti a dirlo pubblicamente. E forse questo può fare la differenza.

 

Damiano Conati 

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