Ho volutamente aspettato il weekend di partite per un day after dedicato alla Serie A. Sì, perchè, da più allenatori ho sentito sempre le stesse frasi: “senza metà squadra non ci si allena con intensità”, “sono il tecnico più pagato per allenare una Primavera”, “con una squadra così era difficile fare di più”, eccetera eccetera. E allora mi viene in mente che il Verona contro lo Spezia ha giocato con 9 positivi e ha vinto. Contro uno Spezia che delle ultime 5 ne ha vinte 4, di cui tre in trasferte incredibili: al Maradona, a Marassi e a San Siro! Ma contro il Verona decimato ha perso. E nessuno ha piagnucolato per la pochezza della rosa gialloblù. Ecco, è proprio lì che voglio arrivare. D’Amico ha costruito un Verona davvero forte, completo in ogni reparto, assemblato a meraviglia. Ha mercato il titolare (Casale), la riserva (Magnani), la riserva della riserva (Çetin), la giovanissima riserva della riserva della riserva (Coppola). Come fare a non pensare che sia proprio il buon Tony D’Amico l’oro di Verona?
La partita con il Bologna lo insegna. 11 in campo, tre panchinari di tutto lusso che entrano e creano l’azione della vittoria, altri componenti della panchina che sulla carta rappresentano alternative valide dei titolari, quattro assenti, di cui tre nazionali (Dawidowicz, Hongla e Cancellieri) e uno che l’anno scorso ha giocato 15 partite nella Juve. Non ci sono Primavera scaraventati casualmente nella mischia e anche l’innesto di Coppola è stato ponderato e graduale.
Nessun dubbio: questa giornata ancora di più ci regala un Verona solido e un D’Amico che è più di una semplice certezza. E ricordiamoci che sta lavorando senza i dollari americani o bitcoin cinesi. Giù il cappello.
E ora l’ultimo sforzo verso la salvezza matematica (che virtualmente è già acquisita) e verso sogni di gloria sempre più importanti.
Damiano Conati