The day after. Le grandi bruttezze di un mercoledi di fine ottobre

Le grandi bruttezze. Ci abbiamo pensato e ripensato ma la nostra capacità critica non riesce a sopravvalutare quanto visto a Udine. Teniamoci stretto il punticino prezioso in trasferta e le parate finalmente fondamentali di Montipò, ma per il resto si può tranquillamente prendere l’indelebile nero e cancellare tutto.
Il primo tempo del Verona, degno del peggior Di Francesco, è stato inguardabile, secondo solo alla divisa da gioco dei gialloblù. Gialloblù, appunto. Colori persi in chissà quale autogrill dell’autostrada e che si sono mescolati in lavatrice per regalarci un verde Palmeiras che non porta rispetto alla storia scaligera. Per carità: finiture, dettagli e filigrane di alta classe, ma è il colore che non ci sta proprio. Potere del denaro e dell’importanza che viene data addirittura alla terza maglia che oggi non è più solo coprispalle per manichini da negozio.
Dicevamo anche della bruttezza del primo tempo del Verona, dove un turnover esagerato ha messo in difficoltà la squadra. Ha ragione Tudor nel dire che un giocatore non può giocare 3 gare importanti in 6 giorni allo stesso livello di intensità e concentrazione. Però c’è modo e modo di cambiare formazione, soprattutto in epoca di 5 cambi: tre dall’inizio, quattro nella ripresa, tenere in campo chi è in un clamoroso stato di forma (Simeone) e sapendo che la sua riserva (Kalinic) avrebbe capito, non cambiare un intero reparto (difesa, tre su tre) in un boccone. Insomma, cambiarne 7 tutti insieme ha reso brutto il Verona, ma ha messo anche in difficoltà i 7 che non hanno avuto i punti di riferimento classici all’interno delle dinamiche di squadra: delle riserve, solo Magnani e Tameze hanno giocato una buona partita, ma gli altri sono stati messi davvero in difficoltà dal tecnico.
Dicevamo delle maglie, abbiamo parlato del turnover eccessivo e di un primo tempo inguardabile, ma per rendere la serata ancora più brutta ci ha pensato l’arbitro Marchetti di Ostia Lido. Da tempo non si vedeva arbitro tanto inadeguato che fortunatamente nella miriade di piccoli e medi errori, il più grande lo ha commesso a favore del Verona regalando un rigore molto generoso. Il livello arbitrale della Serie A si sta abbassando, altrimenti non si spiegherebbero i tanti allenatori squalificati nell’ultimo weekend e le continue proteste nelle recenti interviste in tutta Italia, capitanate da presidenti americani che non parlano italiano e che probabilmente non capiscono niente neanche del balon. Molti fischietti big sono andati in pensione o sono stati fermati per i rimborsi gonfiati. Manca il ricambio generazionale e quelli che ci sono fanno fatica: fortunatamente la tecnologia li aiuta oltremodo.
Chiudiamo i nostri pensieri del giorno dopo con un po’ di rammarico misto a soddisfazione: senza l’infrasettimanale il Verona avrebbe potuto vincere anche a Udine. Rabbia e sorriso insieme. Ora vediamo se alcune scelte di formazione porteranno davvero frutto perché mancano due giorni ad una delle partite più sentite della stagione. E si sogna l’impresa,  la grande bellezza!

Foto: instagram Hellas Verona

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

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