19×2 fa 38. E 38 vorrebbe dire Serie A per il quarto anno di fila. Soprattutto in una stagione come questa dove il livello di certe squadre è davvero imbarazzante e la quota salvezza può essere ancora più basso dei 34, 36 e 36 punti delle ultime tre stagioni. Il Verona è a metà percorso e dopo le prime tre giornate, chi lo avrebbe mai detto? Ed invece 5 vittorie consecutive in casa, 9 risultati utili nelle ultime 10 (peccato per la sanguinosa rimonta di Milano), nelle quali ha segnato ben 24 gol sui 27 totali. La ricetta di questi successi? È lo stesso Tudor a dircela in sala stampa: “Io e il mio staff facciamo il nostro lavoro e in campo vanno giocatori forti”. Semplice no? Invece che brontolare verso la società, invece che criticare i calciatori ad ogni occasione, invece di fare tanti proclami. Una semplice addizione: allenatore preparato + staff competente + società compatta + giocatori forti = vittorie! Più facile di così…
Attenzione però che non sono tutte rose e fiori in casa Hellas, com’è naturale che sia. Ci sono giocatori che non trovano spazio e che iniziano indubbiamente a borbottare. Il day after con l’Empoli ci mostra un Cancellieri che gioca in Under 21, ma in gialloblù è tatticamente incompatibile con Tudor; Lasagna che si riscalda e implora con gli occhi il mister per essere messo in campo ma non trova minutaggio nemmeno quando Kalinic è squalificato e Caprari non brilla; Rüegg, Çetin e Ragusa che nemmeno si scaldano. È chiaro che qualcuno di loro ha necessariamente bisogno di andare a giocare e qualcun altro va proprio ceduto perché è fuori dal progetto Hellas. Operazioni non facili, anche perché, come nel caso di Lasagna, sono economicamente importanti. Chiaro che con le loro cessioni D’Amico può pensare a rinforzare il gruppo laddove ce n’è più bisogno, soprattutto a metà campo dove a gennaio Hongla sarà in nazionale e dove l’anno venturo Veloso andrà per i 36. Verona meno i suoi esuberi = squadra più forte e compatta.
Ultimo pensiero del dopo Empoli: il pubblico. In un lunedì nel tardo pomeriggio, in una gara non di cartello, 14mila sspettatori sugli spalti parlano da soli. Episodio unico e raro per le medio piccole di Serie A. Ormai tra squadra, mister e tifosi c’è una simbiosi unica e quei selfie scattati sotto la Sud ad ogni gara significano molto di più di una semplice foto. Il Verona è Verona e viceversa. Senza divisioni.
Foto: instagram Hellas Verona
Damiano Conati