The day after. Storia di maestri, artisti, re Mida, baluardi e campioni di poker

Il giornalista ama fare voli pindarici e davanti ad un 4-1 contro una big, 60 minuti stratosferici a San Siro, il terzo miglior attacco della A e una media di 3 reti a gara nelle ultime 6, si chiede se l’Europa può rimanere solo un miraggio. Giusto, ma in realtà l’obiettivo deve restare solo la salvezza. Solamente così il Verona può pensare di strutturarsi negli anni. Come sta accadendo con il miglior direttore sportivo mai avuto nella storia gialloblù e con una pianificazione impeccabile costruita negli ultimi 3 anni. Pianificazione che ha portato il Verona ad acquistare sconosciuti, formare propri giovani, dar fiducia a scarti altrui, valorizzarli grazie ad allenatori capaci e rivenderli a prezzi da capogiro che hanno finanziato le tasche del presidente ma anche il mercato, permettendo di ripetere lo stesso giochetto e di aggiungere nomi sempre più importanti. Avreste mai pensato che il Verona potesse disintegrare una Lazio formato big con gente come Magnani, Tameze, Bessa, Lasagna e Kalinic in panchina? O che da giovani della Primavera (Kumbulla, Udogie, Zaccagni) potessero arrivare i denari per giocatori affermati come Barak, Lasagna, Caprari e Simeone? D’Amico ha ideato l’ennesima opera d’arte e quando si è accorto che il pittore ingaggiato stava rovinando il quadro, è corso immediatamente ai ripari, tornando all’arte croata, che ultimamente a Verona ha ricevuto enormi apprezzamenti. Il quadro è tornato splendido. E ancora una volta i tre ingredienti sono serviti: un giovane del vivaio che esplode e che diventerà famoso baluardo difensivo (Casale), uno scarto altrui che trasforma in oro ogni pallone che tocca (Caprari) e un campioncino ingaggiato grazie ad altre plusvalenze e che ha sbaragliato il tavolo del poker, è entrato nella storia dell’Hellas e ora si propone per la classifica cannonieri (Simeone, a -2 da Immobile primo).
Dicevamo poco fa. Nulla sarebbe l’opera d’arte ideata dal maestro, senza un pittore. E Igor, colosso di Spalato, è diventato degno erede del suo amico predecessore Ivan, andato a dipingere calcio sotto la Mole. Igor ha sicuramente materiale a disposizione ben più prezioso degli anni scorsi, ma ha saputo valorizzarlo così bene che la sua tela è decisamente migliore della precedente. Il Verona gioca benissimo, parte dal basso, oppure lancia lungo e recupera le seconde palle, pressa a tutto campo uomo su uomo, ma in attacco è lucido e concreto, domina in ogni settore del campo. E poi Tudor ci mette quell’estro e quella fantasia che piace tanto al pubblico che osserva a bocca aperta. Un esempio? Gli 11 in campo ieri alla fine. Sutalo, Dawidowicz (centrale) e Ceccherini dietro non avevano mai giocato insieme, Tameze fuori ruolo a sinistra, assurdi centrali di centrocampo Barak e Magnani, inserito per marcare a uomo un po’ ovunque lo spauracchio Milinkovic-Savic. E poi ancora Hongla trequartista per rompere le scatole alla Lazio in impostazione. Avesse potuto avrebbe messo Rüegg punta per marcare Reina… un 11 che probabilmente non vedremo mai più in campo insieme ma che serve per farci capire chi è il granitico Tudor. Ora in tre giorni arriva tutto il suo passato, le due partite che gli faranno battere il cuore un po’ più forte. Speriamo rimanga lucido perché il maestro, gli elementi che danno colore alla tela e il pubblico ammaliato, ora si aspettano nuovi capolavori da parte dell’artista.

Foto: instagram Hellas Verona

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

1 COMMENTO

  1. Articolo molto bello,giusto riconoscimento ad un Verona da applausi.
    Complimenti all’autore.
    Un pensiero ed una riconoscenza infinita al predecessore ed amico Ivan,che ha creato dal nulla (ricordiamocelo sempre) la tela sulla quale oggi dipingiamo calcio.

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